ELENCO MANIFESTAZIONI home

"L'UOMO CONFUSO," sculture dipinti incisioni DI MARISA MARCONI
MOSTRA PERSONALE -BATTISTERO DI ASCOLI PICENO
26 LUGLIO - 10 AGOSTO 1993
a cura del critico d'arte Carlo Melloni

Per una maieutica dell'arte
L' idea di scultura, nell'opera di Marisa Marconi, è un'idea di maieutica. Da un lato è penetrazione della materia e disvelamento
delle sue forme nascoste, dall'altro è reimpossessamento, attraverso il loro plastico configurarsi, di quel complesso di cono
    -
scenze che concerne la sfera della sua e di ogni altra personalità. Va dunque riconosciuto all'artista il privilegio di portare allo
scoperto queste conoscenze latenti, ma va anche detto che la fase del rispecchiamento dell'artista nel prodotto della sua creati -
vità, cioe il suo identificarsi con la propria arte, presenta un rischio e uno stimolo. ll rischio è che l'artista, preda di una sorta di
autoipnosi al cospetto del frutto del suo impegno fantastico, si lasci blandire dalle lusinghe di quel narcisismo che, nel mondo
dell'arte, è debolezza più frequente di quanto si creda. Lo stimolo, invece, consiste nel considerare ogni opera d'arte come un "
hortus conclusus", cioè " unicum" dotato di una propria autonomia espressiva e, dunque, irripetibile, ma per ciò stesso - e non
sembri un paradosso - da tenere presente come punto di partenza, come un modello. Nelle sculture presenti in questa piccola
selezione di opere di Marisa Marconi è possibile, ad una minima osservazione, trovare riscontri alle osservazioni di carattere
metodologico che abbiamo fin qui esposte. Si veda "Il bacio di Giuda": l'idea di una scultura che nasce da se stessa, per parte -
nogenesi,è così evidente da non richiedere troppe analisi filologiche. Basti rilevare l'essenzialità dell'intervento dell'artista, ma
anche la sua straordinaria attitudine a cogliere il momento lancinante dell'evento. ll Cristo, che sa di essere tradito, si lascia
abbracciare dal suo delatore fino a consustanziarsi nel corpo dell'altro. Di segno uguale e contrario, nel senso che abbiamo più
sopra chiarito, è la scultura intitolata "Identificazione dell'essere". Qui, il principio di una maieutica dell'arte trova la sua più alta
consacrazione icastica: due figure soggiogate da un dominus, una delle quali tenta disperatamente di riconquistare la propria
individua personalità. La scultura ha una sua peculiarità drammatica che la Marconi sapientemente accentua nello scavo tor
  -
mentato dell'epidermide lignea, nella plastica e pur enigmatica definizione delle figure. Se lo spazio ce lo consentisse potrem
  -
mo continuare nell'analisi delle opere qui esposte, ma dobbiamo limitarci ad una considerazione di carattere generale, che
abbraccia anche la produzione pittorica e grafica di questa artista. Come anche dimostrano i suoi dipinti dove il senso dello
spazio è affidato unicamente alle tessiture del colore, ai loro rapporti tonali e atonali, ai "vuoti" bianchi che fanno da contrap
  -
punto alle stesure cromatiche, tutta l'opera di Marisa Marconi, quindi, anche le belle incisioni qui esposte, si connota per l'innata
attitudine dell'artista a tradurre i processi di elaborazione dell'idea In immagini di forte impronta espressionista, la cui chiave di
lettura impone a tutti noi uno sforzo di immedesimazione.Luglio 1993 Carlo Melloni


Patrocinio di: Comune di Ascoli Piceno, Assessorato alla Cultura, per le festività agostane.
S
OSTENUTA DA: "Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
D
OCUMENTAZIONE: manifesto documentario, cartolina pubblicitaria, depliant con peri-
frasi di Baldassarre Riccitelli.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico. TV RTM .


OMAGGIO AD ALFO ORTENZI
esposizione nelle proprie sale nel Palazzo Malaspina
A CURA DEL CRITICO D'ARTE CARLO MELLONI
OMAGGIO ALLO SCULTORE ALFIO OR\-TENZI
Che un artista scomparso di recente venga omaggiato da un gruppo di suoi colleghi con una mostra collettiva, anche se non è
fatto raro, non è certamente consueto. Se poi l'evento accade in una piccola città di provincia, può assumere una dimensione
particolare, perchè al di là della mozione degli affetti, una trentina di artisti di varia età ed estrazione estetica che decidono di
esporre le loro opere nello studio di uno del gruppo, con la dichiarata intenzione di dedicare la mostra ad un artista che, in vita,
di nessuno di essi fu sodale e, di pochi, amico, diventa una sorta di protesta passiva - un sit-in estetico - nei confronti dell'uffi-
cialità locale, che troppo spesso (come nel caso di Ortenzi) si dimentica dei valori della creatività artistica e di chi li incarnò.
Entrando nella cronaca, diciamo che la mostra di cui stiamo parlando è stata allestita in Ascoli Piceno, nelle sale del Centro
Multimediale "La Sfinge Malaspina", in ricordo dello scultore Alflo Ortenzi. Nato il 21 ottobre 1915 a Spinetoli (AP), Ortenzi fre-
quenta a Roma la sezione di scultura dell'Accademia di BB.AA. diretta da Angelo Zanelli; durante il suo soggiorno romano par-
tecipa alle sedute della scuola libera del nudo e a un corso di tecnica dell'affresco con i maestri Ferrazzi e Piccolo.
Successivamente e per un tempo limitato è assistente dello scultore Prini. Liberatosi dalle pastole accademiche, le pri me
opere di Ortenzi ci appaiono influenzate dal plasticismo naturalistico del conterraneo Fazzini, ma ben presto se ne distacca,
perseguendo la strada di un espressionismo tattile, privilegiando temi vicini alla cultura del quotidiano. Ortenzi, che è sempre
vissuto in Ascoli (dove ricoprì gli incarichi di Direttore del Civico Museo Archeologico e di Direttore della Civica Pinacoteca)
muore il 23 febbraio 1992. Questi gli artisti presenti alla collettiva: V. Amadio ,F.Bonfanti, B. Bustini, G. Cipollini, F. Di Tanna, T.
Eusebi, D. Fazzini, D. Ferrari, G. Giuliani, Gruppo Immanentista, M. Korzeniecki, M. Lucadei,N. Luciani, A. Marcolini, M.
Marconi,A.M. Mariani, L. Nespeca, A. Piccioni, I. Pulcini, B.M. Romano, P. Scoccia, I. Stella, E. Testa, T. tricchiarelli. (C.M.)


DOCUMENTAZIONE : manifesto, depliant B/N monografico dell'artista Ortenzi.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI : giornali locali d'Abruzzo e TV locali, e Il Resto del Carlino (Marche), Terzoocchio.


Mostra di cartografia
IL TERRITORIO DI ASCOLI NELLA CARTOGRAFIA DAL XVI AL XIX SECOLO
Esposizione nelle sale del Palazzo dei Capitani
a cura di: Romolo Eusebi.
relatori: Gabriele Nepi "Ascoli e il suo territorio"; Andrea Anselmi "I confini dello Stato Ascolano con il Regno di Napoli nei
documenti e nella cartografia antica".
tavola rotonda sul tema: aggiornamenti, nuove scoperte sulla cartografia antica del territorio Ascolano.
Coordinatore: Gianni Brandozzi.
Collaborazione: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
Edizione di una cartella riproducenti cinque cartine antiche.

DOCUMENTAZIONE: catalogo delle cartine.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI : giornali locali e nazionali e TV locali.


SERATE CULTURALI A PALAZZO MALASPINA: CINEMA MUSICA DANZA TEATRO ARTE
I GIARDINI DI BERNARDO MALASPINA
I
L GIARDINO MALASPINA TORNA A VIVERE
Una vecchia proposta, quella di utilizzare il giardino interno di Palazzo Malaspina quale sede di mostre all'aperto e di spettacoli
estivi, diventa una realtà. L'operazione è stata facilitata sia dal fatto che l'assciazione culturale "La Sfinge Malaspina"ha acqui-
stato alcuni locali con ingresso diretto in giardino, sia per l'ottenuto consenso della proprietaria Peslauser-Malaspina.
L'Associazione in questione, animata dal pittore e scultore Vittorio Amadio, collaborerà con l'APT e con il Cineforum di Ascoli
all'organizzazione di mannifestazioni, appunto nel giardino Malaspina, che avranno inizio il 28 luglio con le mostre di due artisti
maceratesi: Silvio Craia e Maquì. Il programma degli spettacoli, che avranno iniziosempre alle ore 21,30 è il seguente. Il 28
luglio il film "Tangos" di Fernardo E.Salomnas con Maria Laforet. Sempre il 28 concerto della Fisorchestra Marchigiana. Il 30
teatro con i fratelli La Marca, "Spara amor mio" di Edoardo De Filippo, con scenografia di Marisa Marconi, regista ed interprete,
accanto a Pupella Maggio. Il 2 agosto il film "The Commitments" di Alan Parker con Robert Arkins e "Concerto in blu" con il sax
di Fabio Zeppilli. L'8 agosto "Ballroom" di Baz Luhrmann con Paul Mercurio e spettacolo di danza con Mariangela Pespani. Il 10
agosto "La Mandragola" di N. Macchiavelli nell'interpretazione del Laboratorio Mimo Teatro. L'11 agosto film "Molto rumore per
niente" diretto e interpretato da Kenneth Branagh. Il 12 agosto il film "Tutte le mattine del mondo" di Alan Carneau con Gerard
Depardie. (da:Il Messaggero di domenica 24 luglio)

Patrocinio: Regione Marche, Azienda di Promozione Turistica di Ascoli Piceno.
SOSTENUTA DA: "La Sfinge Malaspina", Cineclub Ascoli.
D
OCUMENTAZIONE: manifesto documentario, cartolina pubblicitaria.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI : Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico. Rai 3 regionale, RTM .


"GIOCO A SPIRALE"
MOSTRA DI FOTOGRAFIA DI ATTILIO LUZI
La mostra ha preso spunto da coreografie create dalle insegnanti della scuola di danza ed è stata realiz-
zata grazie all'obiettivo della macchina fotografica guidato sapientemente da Attilio Luzi e alle note
poetiche curate da Guido Angelini."GIOCO A SPIRALE" è un insieme di immagini che danzano la storia
dell'uomo alla ricerca del proprio lo. E' un percorso che partee da riflessioni personali sull'esistenza che
spalancano la porta all'ansia, alla paura, alla solitudine e al vuoto. I dolori personali si intrecciano e si
esaltano a contatto con i falsi miti e valori proposti da una società che crea per gli uomini sempre più
catene e legami laceranti impedendo all'lo di esistere veramente. Solo chi ha coraggio e forza può spez-
zare, non senza dolore, questi vincoli e proiettarsi in una nuova dimensione dove finalmente i frammenti
di vita vissuta si uniscono in un "gioco a spirale" che permette all'uomo di ritrovare se stesso e di com-
prende il senso della vita che è l'Amore stesso per essa. E questo sentimento, che contrasta con la fis-
sità della statua, permette di abbracciare il mondo non solo guardando l'altro uomo negli occhi ma
soprattutto guardando tutti nella stessa direzione permettendo ad ognuno di raggiungere la punta più
alta della propria spirale proiettata nel cosmo.

Patrocinio di: Regione Marche, Azienda di Promozione Turistica di Ascoli Piceno.
SOSTENUTA DA: "La Sfinge Malaspina", Cineclub Ascoli.
D
OCUMENTAZIONE: depliant
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico. Rai 3 regionale, RTM .


LA CULTURA PICENA A TRIER
ESPOSIZIONE D'ARTE DI NOVE ARTISTI: VITTORIO AMADIO, GIOVANNI ERCOLI, MARCO FULVI, ARNALDO
MARCOLINI, MARISA MARCONI, PIERMARINO SCOCCIA, FRANCO TESTA, TONINO TICCHIARELLI E LUANA TRAPÉ.

...L'aziendadi Promozione Turistica di Ascoli Piceno, per iniziativa del suo Presidente Raniero Isopi, intende iniziare a colmare-
dal 27 agosto al 3 settembre prossimi, la nostracittà sarà presente a Treviri con una serie di manifestazioni che intendono far
conoscere alla popolazione locale, anche se non in modo compiuto, aspetti caratterizzanti la società ascolana nei settori arte-
artigianato-gastronomia. La possibilità di offrire un saggio dell'attuale situazione artistica picena è affidata agli artisti ascolani
Vittorio Amadio, Giovanni Ercoli, Marco Fulvi, Arnaldo Marcolini, Marisa Marconi, Piermarino scoccia, Franco Testa, Tonino
Ticchiarelli e Luana Trapé, tutti prescelti dal prof. Isopi i quali esporranno nella "GalleriaHorten" di Treveri....(da IL MESSAGGE-
RO giovedì 28 luglio 1994)

Patrocinio di: Regione Marche, Azienda di Promozione Turistica di Ascoli Piceno, Camera
di Commercio di Ascoli Piceno, Città di Trier.
COLLABORAZIONE: "La Sfinge Malaspina".
D
OCUMENTAZIONE: depliant, manifesti.
RECENSIONI: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico. Giornali tedeschi.


ESPOSIZIONE D'ARTE DI NAZZARENO ROSSI
"Ultimo Classico"
pitture su tela
a cua di Sonia Bruni

COLLABORAZIONE E SOSTEGNO: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
D
OCUMENTAZIONE : depliant, manifesti.
RECENSIONI: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


"GUERRIERI NEL TEMPO"
personale dell'artista abruzzese PAOLO SPOLTORE
a cura di Carlo Mellloni

...L'artista abruzzese ha realizzato tredici statue, alte mediamente m. 180, che vogliono rappresentare la demitizzazione del
soldato come espressione di una cultura militarista. Nella caratterizzazione dei suoi tredici personaggi, Spoltore si è avvalso sia
delle testimonianze riguardanti il "miles gloriosus" di Plauto, sia certe morfologie rintracciabili in qui giocattoli, ispirati ai cartoons
giapponesi, in cui è evidente la contaminazione fra passato e futuro. ...
(da IL RESTO DFEL CARLINO venerdì 2 dicembre 1994)

MANIFESTAZIONE SOSTENUTA DA: "Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
D
OCUMENTAZIONE : manifesti, catalogo.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI : giornali locali.


Nella sala della "Sfinge Nalaspina"
CONCERTO DI MUSICHE MEDIEVALI DEL "CANZONIERE PICENO - POPULARIA"

Venerdi 23 dicembre prossimo, con inizio alle ore 18, in una delle sale di esposizione del Centro d'Arte "La Sfinge Malaspina",
in corso Mazzini 226, il noto complesso musicale "Canzoniere Piceno - Popularia", composto da Argeo Polloni, leader del grup-
po, Maria Adele Scalella, Giorgio e Franco Leonardi presentera musiche originali medievali, composte tra il 1000 e il 1200, di
autori, quali, ad esempio, Beatrits Dedia, Bernart de Vantadorn, entrambi provenzali, non certo noti al grosso pubblico. Polloni e
i suoi collaboratori hanno dovuto, peraltro, portare a termine un lavoro di approfondimento di non poco conto, in quanto le par
titure originali,estremamente semplificate, hanno subito un'analisi interpretativa e un arricchimento stru mentale. Le musiche,
come gia' fece nel 1989 questo complesso per l'edizione di due musicassette dedicate a L'Acerba di Cecco d'Ascoli, saranno
eseguite con stru menti d'epoca. L'interessante e inconsueta serata sara', di volta in volta, arricchita, dallo stesso Polloni, da
una "lectio brevis", una sorta di introduzione che servi ra' ad introdurre l'uditorio alla comprensione di un genere melodico che,
anche se non raramente oggetto di sporadiche affrettate riesumazioni da parte di complessi pop, è rimasto sempre confinato
nei depositi dell'archeologia musicale. L'ingresso alla manifestazione è gratuito. (da IL RESTO DEL CARLINO venerdì 23
dicembre 1994)

MANIFESTAZIONE SOSTENUTA DA: "Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
D
OCUMENTAZIONE : manifesti.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
recensioni : Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


MOSTRA DI SCULTURE DELL'ARTISTA ABRUZZESE ALLA SFINGE MALASPINA
CLODOVEO MASCIARELLI
interventi dei critici d'arte: Maria Agusta Baitello e Leo Strozzieri.

Universo e conoscenza nel linguaggio plastico di Masciarelli
Maria Augusta Baitello

...Al di là di ogni tematica o connotazione di stile, quel che in modo prioritario si avverte in tutte le opere dell'artista è una
volontà creativa rasserenante ed equilibratrice. Essa è simile ad un impulso che tende ad armonizzare gli elementi dell'univer-
so: uomini, cose, emozioni o galassie che siano. E un sentimento profondo che non denuncia angosce o inquietudini ma al
contrario comunica il desiderio gioioso dell'esistenza. E' la consapevolezza appagante che microcosmo e macrocosmo sono
parte integrante di un disegno infinito. (dal catalogo CLODOVEO MASCIRELLI ed. TRACCE)

Stilizzazione e assolutezza plastica
Leo Strozzieri

A guardare le sculture di Clodoveo Masciarelli, realizzate per lo più d in ferro, rame ed acciaio, si dovrà convenire da un lato
sull'estrazione del segnismo informale pur in un'architettura visionaria spaziale e dall'altro su una voluta regressione delle
forme che perdono la loro plasticità sotto la spinta di una ricerca corrosiva di tradizione esistenzialista. L'abbandono di ogni
consistenza plastica, nella scultura classica a servizio del rapporto dentro-fuori o, se si preferisce, apparenza-essenza, serve
all'artista pescarese a tessere uno scavo in profondità al di là della pura fisicità e allo stesso tempo a soddisfare l'aspirazione
alla sintesi, alla radice tramite il processo minimalista e riduttore. La sua e quindi una ricerca che ha sì una matrice organica,
come vedremo, ma nel contempo molto prossima a certe vicende del costruttivismo, la cui razionalità però non è mai palesata,
nè in grado di riassorbire il dato figurale. ....(dal catalogo CLODOVEO MASCIRELLI ed. TRACCE)

Promozione Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
Manifestazione sostenuta da:SODIFARM, Pescara. Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
Documentazione: catalogo a colori edizioni tracce, Pescara.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


CENTRO POESIA MARCHE
incontro di poesia nelle sale della "Sfinge Malaspina"
Daniela Marcheschi presenta due poeti: Pierluigi Bacchini, Giampiero Neri.
Intervento del flautista Enrico Cannata


SPETTACOLO MULTIMEDIALE

"IN PULSIONE IMMAGINI IN MOVIMENTO"

Il Centro Multimediale "La sfinge Malaspina" presenta oggi al pubblico ascolano, con inizio alle ore 19, nei suoi locali al piano-
terra di Palazzo Malaspina (corso Mazzini, 224) una "performance" interattiva nella quale sono coinvolte, sincronicamente,
espressioni creative della fotografia, della poesia, della danza,della musica. Intitolato "In pulsione immagini in movimento", que-
sto spettacolo multimediale ha il suo fulcro nelle immagini fotografiche di un gruppo di giovani che sotto la guida di Danilo
Cognigni hanno seguito un "training" di fotografia pulsionale.Nato in Francia una decina di anni fa, il movimento fotografico pul-
sionale si può definire in poche, ma esaurienti parole, il tentativo di dare forza alle immagini alle insorgenze interiori dell'indivi-
duo prescindendo da qualsiasi relativismo di carattere storico o cronachistico e sociale e senza farsi distrarre dalla pura visibi-
lità. Mary Amadio, Piurluigi Bonamassa, Daniele De Vincentis, Moreno Dragoni, Barbara Marconi,Laura Poli,Italo Pulcini e
Piermarini Scoccia sono gli interpreti di questo "nuovo" verbo fotografico.La componente coreografica è affidata alla ben nota
ascolana Mariangela Pespani, mentre attraverso le voci di Monica Cametti e Danilo Cognigni, ascolteremo versi immortali di
Costantinos Kavafis e di Jaques Prévert. Le musiche a commento e sottolineatura di questo spettacolo polisensoriale, spazie-
ranno da quella classica, alla new age, al soul, a quella elettronica. (Da IL RESTO DEL CARLINO
domenica 21 MAGGIO 1995)

Manifestazione sostenuta da:Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
Documentazione: manifesto, realizzazione di videocassetta.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


COLLETTIVA D'ARTE NELLE SALE DELLA "SFINGE MALASPINA" DI:
"LA GOCCIA" ASSOCIAZIONE CULTURALE DI SAN GIACOMO DI LAIVES BOLZANO:
Con: Pietro archis, Omer Berber, Nello Bocci, Amadeus Bortolotti, Sergio Camin, Alvaro
Caponi,Santo Ciconte Michele Circiello, Margit Fuchs, Walter Montel, Guido Muss, Ferruccio
Ramadori, Robert Scherer, Cristina Vignocchi.
a cura di Giancarlo Mariani, poesie di Eugen Galasso.

Manifestazione sostenuta da:Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
Documentazione: manifesto, catalogo.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.

________________________________________________________________________________________________________

"PROFILO D'ARTISTA" MOSTRA ITINERANTE:

1A esposizione nelle sale del Centro Multimediale "LA SFINGE MALASPINA", Ascoli Piceno.
curata dai critici d'arte: CARLO MELLONI E MIRELLA BENTIVOGLIO

2A esposizione nella GALLERIA "DEFRA", Pescara. A cura del critico d'arte LEO STROZZIERI

3A esposizione al PIO SODALIZIO DEI PICENI, Roma . A cura del critico d'arte FLORIANO DE SANTI

collettiva d'arte con: VITTORIO AMADIO, FULVIO BELMONTESI; MIRELLA BENTIVOGLIO; ANTONIO CARENA;

GOTTARDO CIAPANNA; ALFREDO CIFANI; PAO LO CONSORTI; ELIO DI BLASIO; FRANCESCODI TANNA; CHIARA DIAMANTINI; MARCELLO DIOTALLEVI; DOMPE'; DONZELLI; TERENZIOEUSEBI; DANIELEFISSORE; ANTONIO FOMEZ; GIULIANO GIUMAN; PAOLO GUBINELLI; HSIAO; ARNALDO MARCOLINI; MARISA MARCONI; RENZO MARGONARI; MAGDALO MUSSIO; FRANCO TESTA; TONINO TICCHIARELLI; VALERIANO TRUBBIANI; WALTER VALENTINI; RITA VITALI ROSATI.

A cura dei critici d'arte: Carlo Melloni e Mirella Bentivoglio

Quando mi sono proposto di realizzare questa mostra, pensando da subito all'impegno cui sarei stato chiamato dall'interpretazione delle singole presenze artistiche, ho dato per scontata che avrei dovuto saccheggiare e Freud (per i risvolti narcisistici del
tema e Lacan (per la nota teoria dello specchio). E' accaduto, invece, un fatto curioso. Man mano che le opere degli artisti invi -
tati pervenivano agli organizzatori, mi sono trovato irresistibilmente coinvolto in quel gioco, nemmeno tanto desueto, che consi -
ste nell'assimilare ogni singolo dipinto e ogni scultura al titolo di un'opera letteraria o teatrale, operazione propiziata in questo
caso dal carattere "esistenziale" delle opere richieste e pervenute. E proprio da siffatta constatazione è venuto spontaneo pren -
dere a prestito la titolistica pirandelliana; ecco, allora, venire fuori, per gli accoppiamenti. questi titoli. Quando si è qualcuno,
L'uomo, la bestia e la virtù, I giganti della montagna. Ciascuno a suo modo, così è (se vi pare e persino sei personaggi in cerca
d'autore, oltre a La maschera e il volto di Luigi Chiarelli, un epigono di Pirandello. Che il motivo conduttore del gioco delle affi
  -
nità visivo/linguistiche non fosse un testo del tutto ludico, me l'ha confermato, sorprendendomi non poco. il fatto che proprio
l'ultima opera giunta a destinazione recasse il titolo Uno, nessuno, centomila. Provi anche il lettore/osservatore a entrare in
questo gioco, facile come stampigliare una decalcomania; i titoli delle pièces di Pirandello sono quelli che ho sopra ricordato.
(c. m.)

Come spiega il dizionario, profilo è "il contorno della sezione verticale di un oggetto. Non dunque l'esplorazione di una forma
nella sua distesa, orizzontale, esibito passività, ma nella intima tensione della sua dinamica strutturale. A ben guardare, sul
piano antropologico questa parola riguarda la posizione eretta, una remota scelta strettamente culturale del bipede umano.
Dunque, paur cause, è contenuta nella parola profilo una certa attitudine nobilitante. Paramente per esempio la si impiega per
gli animali. Sedi private del profilo sono i cammei, decorazioni di pregio. Sedi pubbliche sono le monete e le medaglie, sedi
onorifiche. A questa sovrana parola, profilo, il linguaggio ha assegnato due diversi significati. Il primo è riferito alle categorie del
visibile, l'altro rimbalza sul piano metaforico. Questa mostra li ricollega, chiedendo all'artista un profilo fisico che mantenga
anche un risvolto simbolico. E l'intrigante invito a "profilare" autoritratti che siano anche dichiarazioni di poetica. ha dato luogo a
sorprese. Per esempio, sarehhe stato logico prevedere per Achille Pace un profilo tracciato da un filo (due parole che rimano,
e che sembrano avere comuni radici etimologiche), invece egli ha ritmicamente moltiplicato il suo profilo, e del suo costante
ascetismo operativo ha conservato solo l'assenza di ogni vivacizzazione cromatica. Forse una spiegazione è possibile. Nel suo
pluridecennale percorso, questo artista ha sempre rifiutato la pluralità del mondo come spettacolo, e ha invece contratto la propria testimonianza in un assoluto semiologico, un'essenza filiforme: il segno delle Parche, sfilato dal tessile, da quella bianca
tela che è il supporto stesso della nostra nascita e morte. Invitato ora a rappresentare eccezionalmente la figura, non ha potuto
che formularla come molteplicità, dandoci così plurima realtà biografica, relativistica, che scorre tra quel primo e ultimo filo.
Dunque - e si perdoni l'espressione un poco contorta -: profilo come "sezionabilità" dell'inessenziale. Aggiungo che, al disopra e
al disotto di questo fregio di profili, si svolgono due irrevocabili fili dell'autore, quasi invisibili. A sua volta,
    Giuliano Giuman
dimostra quanto la sua operativitàsia legata al concetto di tempo. Tempo musicale: la partitura. Tempo storico: il suo volto degli
anni Settanta, in una rivisitazione pittorica odierna. Profilo come cortocircuito di tempi. Chin Hsiao interviene sulla propria foto -
grafia con segni colorati. Si è convertito alla figurazione? No, il suo monologo astrattista ha solo cambiato sede. La poetica pitto -
rica del soggettivismo viene condotta casi sulla sponda dell'oggettività senza alcun ripiegamento figurativo. Profilo come sup
  -
porto. Sia Walter Valentini che Lilli Romaneili propongono, come profilo, un occhio. (Sono profili in quanto presentano un
occhio solo: il profilo è la metà di un volto). Significativamente entrambi hanno optato per l'occhio sinistro, legato all'emisfero


ne commemorativa; come se una folata di vento contestativo le avesse messe a tacere. Applicati a collage. e separati tra loro, i
colori si citano sulla rigida sagoma del volto, a loro volta inabilitati a rappresentarlo. Profilo come interlinguaggio.
        Chiara
Diamantini
estrapola da un saggio di Mario Praz una frase sulle silhoueftes; e traccia la propria, "impeccabilmente nera come
l'ombra ideale'; così Praz la vuole. Profilo come rivisitazione. Io non posso che sostituire al mio volto il mio segno d'elezione,
l'uovo. Vagamente allusiva ad una "i", la mia figura esce dall'ellissi di una "o" quasi a proclamare l'identità verbaIe dell io: profilo
come cancellazione. (m. b.)

Nello scritto che precede, Mirella Bentivoglio ha puntualmente evidenziato che il tema di questa mostra ha una duplice valenza
idiomatica, visiva l'una, metaforica l'altra (ma la scrittura traduce il pensiero), intendendo per quest'ultima la facoltà concessa a
chiunque -e, dunque, non soltanto agli esperti d'arte - osservi le opere che a quel tema si richiamano, di formulare interpretazioni e giudizi, di esprimere gradimenti o meno. Di questa mostra, va còlto un altro aspetto: per mera coincidenza, essendo stata
pensata in tempi non sospetti, presenta qualche motivo di contiguità con la Biennale veneziana di quest'anno, il cui titolo è,
appunto, addentati e alterità. Illustrando di recente detto tema, il curatore
Jean Clair ha sostenuto che, essendo stato liquidato da tempo il positivismo scientifico o parascientifico di Lombroso e
Bertillon, contrastato nella pratica artistica dai vari Munch, Ensor Van Gogh, la nozione di identità, nelle arti visive,è stata sop
  -
piantata, negli ultimi tempi, dalla realtà virtuale. Malgrado questa affermazione pessimistica, il curatore della Biennale farà una
rassegna in cui il volto e il corpo umani avranno una presenza preponderante, con ciò riconoscendo all'artista la piena libertà di
privilegiare le immagini di sè e e dei suoi simili, non soltanto come esperienza esistenziale e dominio della conoscenza, ma
anche come riaffermazione del problema centrale dell' umanità costituito, per dirla con Popper; dal rapporto tra corpo e anima e
dal loro scambievole influsso. La mostra "Profilo d'artista", sia pure in modo non sistematico, s'inserisce in questa problematica;
lo fa, per casi dire, in punta di piedi, senza ambizioni di storicizzazione e pur tuttavia con una sua precisa caratura stilistica,
riconoscibile nelle proposte degli artisti più noti, nei loro colpi d'ala e nei loro exploit, cui fanno da piacevole contrappeso quelle
dei più giovani, forse con una maggiore freschezza inventiva, con un immagine di sè meno sofisticata. La pluralitàdei linguaggi,
in una rassegna di questo tipo, costituisce un motivo d'interesse in più, soprattutto per l'osservatore attento perchè lo stimola,
attraverso I' esame della soluzione proposta, a risalire più che alla struttura fisionomica dell'autore, non sempre desumibile dal
tracciato iconografico prescelto, alla sua facies mentale e psicologica, alle difese concettuali apprestate nei confronti del tema
che, per non pochi di essi - occorre sottolinearlo - rappresentava una novità in termini di stravolgimento della personale consue -
tudine stilistica o di disponibilità mentale e/o operativa. A questo proposito, mi sembra doveroso aggiungere che alcuni artisti
hanno preferito affidarsi alla fotografia della propria immagine, però nel contesto di una elaborazione pittorica abituale. Roland
Barthes diceva (in "La camera chiara", 1980) che "la fotografia violenta: non perchè mostra delle violenze, ma perchè ogni
volta riempie di forza la vista, e perchè in essa niente può sottrarsi e neppure trasformarsi (iI fatto che talora la si possa far
apparire delicata non contraddice la sua violenza; molti dicono che lo zucchero è dolce; io invece lo trovo violento) ". (...)
  La pit-
tura, dal canto suo, può simulare la realtà, senza averla vista -. A motivo della estrema varietà delle 37 proposte presentate, mi
è sembrato opportuno, in questo scritto introduttivo, ai fini di una maggiore facilita di lettura, suddividerle in cinque gruppi, a cia -
scuno dei quali ho assegnato un titolo che fosse mediamente indicativo, sotto il profilo dei contenuti e meno sotto quello esteti -
co, degli esiti rilevati.

IMMAGINE COME FETICCIO
Bentivoglio, Dompè, Mussio, Papagni, Piattella

MITOLOGIA Dl SE'
Amadio, Ciapanna, Diamantini, Di Tanna, Fomez, Hsiao, Marconi, Margonari, Notari, Pulcini, Testa, Trubbiani, Volpi

LA RIPETIZIONE DIFFERENTE
Belmontesi, Cifani, Diotallevi, Donzelli, Romanelli, Ticchiarelli, Valentini

MIMESI E PAESAGGIO
Carena, Consorti, Di Blasio, EuseBi, Fissare, Ogata, Petromilli

L'ARTISTA E IL SUO DOPPIO
Giuman, Gubinelli, Marcolini, Pace, Vitali Rosati

IMMAGINE COME FETICCIO
Della testina cuffiettata di
  Maria Dompè quel che attira maggiore interesse non è la forma umana la quale, simile nei suoi
caratteri indistinti ad un manichino da vetrina da abbigliamento, può al massimo parafrasarsi aa un simulacro, ad un feticcio
appunto. E la cuffia di merletto, piuttosto, a marcare in senso antropologico e culturale il manufatto nel suo complesso, in quanto arricchito da un elemento complementare al formarsi dell'opera d'arte. Però la cuffia, sia in quanto prodotto della manualità
domestica, sia in quanto indumento, oggi di destinazione prettamente infantile, si costituisce semplicemente quale emblema di
una tradizione matriarcale all'interno della nostra e delle passate società.
  Magdalo Mussio si esaurisce in una sorta di auto -
dafè dell'autore il quale, con una rara manifestazione di coraggio e di libertà, denuncia la propria impotenza a manipolare il
potere; implicitamente, accusa chi, detentore del potere, pretende di perpetuare un sistema di organizzazione sociale, che
mescola valori e disvalori e non si fa scrupolo di collocarli in un casellario indistinguibile, omologante. Per l'opera plastica filifor -
me di Giuseppe Papagni credo che non sia fuori luogo, conoscendo certe sue precedenti esperienze iconografiche, richia marsi al teatro d'ombre indonesiano, nel quale, come è noto, lo sciamano proietta su uno schermo le ombre ai elementari
marionette per trarne sentenze di tipo manicheo. A destra andranno le ombre buone, a sinistra quelle cattive. Dove si collo cheràquella di Papagni? Per questo bel profilo frontale (mi si passi l'ossimoro) di
  Oscar Piattella si può parlare di un caso di
metonimia iconica. Mi spiego. Privo delle orbite oculari, la sagoma del viso è sormontata da un ciuffo di capelli azzurri.
Un'assurdità? Un autoritratto in chiave punk? No semplicemente Piattella ha trasferito l'azzurro dei suoi occhi che non ha dipin -


MITOLOGIA Dl SE'
Tormentato da sostrati romantici, il profilo di Vittorio Amadio sprizza umori e furori da ogni colpo di spatola da ogni pennella -
ta. Capolavoro ai psicologia autogena l'artista offre di se per usare un'espressione cara alla critica aulica un ritratto parlante.
L'autoironia in ogni caso addolcisce la temperie esistenziale. "Sturm und drang", indubbiamente, ma anche" wit", di vaga
ascendenza arcimboldesca. Il dipinto di Gottardo Ciapanna che ci appare come una deflagrazione del tema della mostra, si
muove in un ambito emozionale dai toni forti ignoto ai più quello dell'ars morienali. L'artista con il distacco di un perito settore di
è autoritratto a tutto tondo e con vigore realistico in mezzo a tele da lui effettivamente dipinte raffiguranti cadaveri denudati nei
quali si coglie non senza compianto, la fase terminale di quel processo ai disfacimento fisico gia illustrato dalle crude impietose
anatomie di Lucian Freud e da quelle horror ai Andres Serrano. Da buon fotoamatore quale egli è
  Francesco Di Tanna esibi-
sce pur nel colore del pastello un suo profilo in negativo, richiamandosi ai valori luministici del pattern fotografico, ma in una tra -
scrizione pittorica che ricorda certo puntinismo cromatico tipico del fare pittura "entre deux soleils". Questo autoritratto di
Antonio Fomez , che mima nella posa il "Ritratto" di giovane di Rosso Fiorentino appartiene al ciclo Sostituzioni dal Rosso ini
  -
ziato nel 1984 dopo che Fomez era rimasto stregato da quel ritratto che molti vogliono raffiguri il Parmigianino da giovane.
Questo suo autoritratto, Fomez l'ha utilizzato in altri dipinti in cui figuravano personaggi sempre ritratti con un voluto piglio kitsch
a sottolineare l'effimera portata di una operazione di riciclaggio figurativo, retaggio dei suoi lontani trascorsi popartistici. L'imma -
gine proposta da Marisa Marconi un corpo fasciato da un tessuto evidenziato dalle pieghe, elude ogni tentativo di esplorazio -
ne in rapporto agli interrogativi che nascono dal primo impatto visivo. Esiste una forma umana modellata da una stoffa, che la
stesura monocroma bituminoso non aiuta a individuare, sicchè la flagranza della presenza umana sembra disperdersi nel dub -
bio di uno sorta di epifania sindonica. La lettura dell'autoprofilo di
  Renzo Margonari   ci fa pensare alla sua scatola cranica
quale contenitore di un "super buco nero" in scala umana; ciascuno di questi ammassi stellari, come è noto, racchiude in sè un
enorme potenziale di energia cinetica, causo di violenta attività esplosiva e di processi autodistruttivi ". come ho scritto di recen -
te un ostronomo.Lo stesso astronomo ho precisato che nello spazio intergolottico un superbuco nero, Messier 87 nella costella -
zione della Vergine, somiglia o un cannone fumante", perchè al continuo "sputo dal nucleo" quello energia cinetico. Non so
quanto ci sia di allusivo tra queste notizie scientifiche e la testa spaziale ideata da Morgonori. La metafora, peraltro, sembro
abbastanza evidente, dal momento che dall'orifizio boccale del suo viso fuoriesce uno sciame di stelle. Se la metafora è esatto,
se ne traggono le ovvie deduzioni. Il profilo, visto da destra, di Romano Notari è l'espressione distillato di quello sua costante
orchestrazione di segni e segnali, nella quale ogni soggetto umono-animale-inanimato è sommerso dall onda violento della luce
solare. Uno luce che altero le fisionomie e le riconduce all'interno di uno spettro in cui dominano i gialli, in tutte le loro gomme
possibili, sicchè può accadere - e non ce ne stupiamo, conoscendo lo sua natura ai poeta visionario -che questo suo occhio
destro, fisso verso la naturale sorgente di luce, quasi a sfidarne l'incorruttibile lancia luminosa, ci appaio come l'occhio mobile e
indagatore ai uno ai quegli strani uccelli che popolano i suoi dipinti e che ci scrutano do ogni sito. Tra iperrealismo e surreali
  -
smo, Italo Pulcini
    consegna le sue fattezze ad una maschera che lo ritrae assorto. Nucleo focale del dipinto, lo
maschera/volto si contorna d' un materiale plastico tra il quale ricorrono alcuni simboli classici del surrealismo verista: l'uovo
sospeso, la casacca deliquescente, il piano pavimentale che prospetto all'infinito, lo luna piena alto sulla cosa con le luci accese. Il tutto o ricreare un aura di sospensione temporale, di risonanze enigmatiche, di conflitti interiori irrisolti. Da tempo dedica
  -
tosi alla riscoperta delle decorazioni mitologiche pompeiane, Franco Testa scopre il profilo del suo viso fingendo di sacrifica -
re lo purpurea pelle murale di una "domus" mettendone nudo l'intima degradato fibra. L'immagine ipotizza un concetto
astratto e, insieme, realistico: l'improvvida cecità del tempo puo essere esorcizzato ricostituendo i percorsi visivi di uno cultura
dell'eros Ima anche di Thanatosl di cui ci sono note le coordinate artistiche, dapprima consonanti con il fasto e l'asceso sociale,
poi segnocolo dello decadenza, condonnando i rituali iniziati ci alla progressivo tabuizzazione. L'homo erectus
          Valerio
Trubbiani
si è dimesso dallo consorteria degli umani. Come gli detta l'amato Cecco d'Ascoli non vuole che lo si confonda con
coloro che cantano al modo delle rane'. Uomo a quattro zampe tra animali di varia specie, rapaci, predatori, ecc., l'urlo suo
umano frammisto a quelli della fauna selvaggio Trubbiani teriomorfo vuole gridare la sua rabbia a coloro che sono rimasti nell'
altra giungla, quella dove regnano uomini tutti ben eretti, ma senza spina dorsale. Uomini che nascondono, sotto I' impeccabile
doppiopetto, lo stiletto che. al momento opportuno, t'infilano tra le scapole. Homo hominis lupus è il loro motto e se le cose
stanno casi, meglio essere un lupo vero. Fine dell' opologo. Che ci fa
  Angela Volpi nel bosco? Sta forse portando il desinare
alla nonna malata che abita nella parte opposta e (non) teme di incontrare il lupo cattivo? Oppure si e calata in una fiaba di
tutt'altro genere, e come Alice spera di imbattersi nel coniglio bianco che la conduce al centro della terra, dove incontrerà il
gatto del Chesire la lepre marzolina e tutte le oltre figure fantastiche che popolano quel sito? Sognare di tanto in tanto non è
una fuga dalla realtà, anzi, e viverlo do una posizione inattaccabile dai suoi veleni.
LA RIPETIZIONE DIFFERENTE.
Va premesso che questo titolo non deve essere inteso nel significato convenzionale di copia, con varianti di un opera conosciu -
to (ad es. la Giocondo di Duchamp) ma come autoritratto infedele. Non ancora spentosi l'eco di due sue recenti, fortunate
mostre personali allestite a Milano e a Brescia, Fulvio Belmontesi, in questo suo profilo ne riprende il principale motivo ispira -
tore vale a dire la germinazione del segno e lo sua conoscente polidirezionalità; in tal modo, nello spazio delineato dal suo pro -
filo si e formata una griglia di segni che, quasi uno tavola scientifica, sembra mostrare la trama neurole e le sue terminozioni. In
fondo anche dal sistemo nervoso di un uomo ci pervengono segnali plurimi; se poi si tratto di un orchestratore di segni e di
colori quale è Belmontesi, i segnali che egli ci manda hanno la prerogativa di penetrare, senza violenza, nello ricettività sineste -
tico di ciascuno di noi. Dalla silhouette nera del suo viso, Alfredo Cifani fa scaturire, come da un cilindro magico, una congerie
di forme colorate. E la sua memoria che sciorina dagli anfratti più riposti, i ricordi di uno vita d' artista. Ma non è facile metterli a
fuoco, perchè hanno forme sinuose, che s'intersecano e si sovrappongono e, quali che siano gli eventi e gli individui che esse
emblematizzano, la storia personale dell' artista è un unicum, uno scrigno segreto, che si apre con la combinazione giusta, quel -
la che soltanto lui conosce. Con quel piglio da graffitista, che da tempo gli conosciamo,
  Bruno Donzelli qui ci si mostra in una
versione da pittore maudit: pochi, decisi segni a delineare un profilo grifagno, autograffiante, che è poi le physique du ràle di
chi, come lui, pratico una pittura di tipo rap e sceglie i bersagli con premeditazione, ma risparmiando i più vulnerabili. E' interve -
nuto sullo carta, Tonino Ticchiarelli ritagliando il suo profilo e forandolo in corrispondenza dell'occhio sinistro. La sagomo così
ottenuta è stata sovrapposto od un supporto, anch'esso cartaceo, da esso distanziato. Il tutto racchiuso in una teca di plexi
    -
glass. Casi "apparecchiato", lo sogoma proietta la suo ombra sul fondo, assumendo plasticità e virtualità volumetrica e, dunque,


MIMETISMO E PAESAGGIO
Con la mano che impugno l'oerogrofo, Antonio Carena, nell' elementare gioco delle ombre cinesi, suggerisce il profilo del suo
volto. Vorremmo sbagliare, ma anche le nuvole che gremiscono uno dei suoi famosi Cieli rimandano o caricaturali fottezze
umane. Di chi? Anche nel "S. Sebastiano" di Andrea Mantegno, la nube in alto sul cielo ci mostra un misterioso cavaliere. A me
sembrano molto interessanti questi "capricci" pittorici, che dai maestri del 400 o quelli di oggi mantengono intatto la capacità di
stupire e di far fantasticare chi guardo. Nelle vedute geologiche di Paolo Consorti solitamente sono gli elementi naturali i veri
protagonisti dello composizione: rocce aspre e si direbbe inaccessibili, corsi fluviali, grandi cascate d'acqua e spazi che si apro -
no e si dilatano. Quando l'artista vi inserisce qualche rara figura, essa sembra soggiogato dall'immane presenza di uno natura
primordiale. In un contesto scenogrofico siffatto, Consorti colloco il suo profilo sul limitare di uno strapiombo roccioso, con un
coup de thèàtre simile a quello delle teste dei Presidenti USA sul monte Rushmore. Probabilmente Elio Di Blasio si sarà ricor-
dato che in molte pIaghe del globo esistono rilievi montuosi ai cui profili la tradizione riconnette quelli di qualche grande della
terra o di qualche genius foci. Lui piu modestamente non ha aspirazioni, ma intanto si e costruito, a suo uso e consumo, una
piccola montagna con la suo immagine. Il fatto suggerisce una riflessione. Il monte Di Blasio come è ovvio guardo verso il cielo
ma con una positura che definirei metafisica nel senso che esso non positura conseguenze ai tipo relazionale (sto pensando
alle mappe geografiche) e men che meno escatologico. Lo montagna, è vero nei testi sacri è stata sempre il luogo prediletto
dalla divinità per apparire ai mortali ma non è detto che debbo servire soltanto a questo scopo. Di Blasio ci dovrebbe spiegare
però il significato di quella sorta di budello che pencolo dall'alto nel suo dipinto. Se per ipotesi e un cordone ombelico le, lo
nostra riflessione di cui sopra deve tener conto di altre incidenze ideologiche o teleologiche. Intessuto do lampi memorotivi, che
sempre hanno l'inconsistenza di minime tracce, di labili orme lo pitturo di
  Terenzio Eusebif affida i suoi sottesi significati od
un'aggregazione di segni dove i simboli quasi sempre latitano. Fa eccezione questo dipinto sicuramente a motivo del tema
obbligato che I' artista ha interpretato come una sorta di regressus ad uterum. un ritorno alla primissima infanzia, di cui disegna
una forma emblematico per eccellenza di quel tempo ma anche se possibile, di un tempo posteriore quando il trasporto dei
sensi rinnova approcci ugualmente avidi ed esclusivi. Si parlava piu sopra del fatto che nei dipinti di artisti del '400 e dei secoli
successivi non è raro individuare, mimetizzati nel paesaggio volti e figure umani. Un altro esempio famoso, oltre a quello cui siè
accennato è presente nel ben noto dipinto "Tre filosofi' di Giorgione dove lo roccia in secondo piano sulla sinistra è in realtà il
profilo di una donna pelosa seduta. Tra gli artisti nostri contemporanei non mancano quelli che sulla scia di Leonardo che come
si sa individuò per primo forme umane nelle macchie di umidità sui muri si divertono a nascondere particolari importanti nei pro -
pri dipinti. Per l'occasione di questo mostra ci ha provato e con arguzia anche Daniele Fissore. Pittore degli spazi infiniti e delle
lontananze marine e terrestri, I' artista piemontese dipinge, ad esempio, in campo lungo o lunghissimo, rare figure sul green di
un campo da golf, oppure un gruppo al galoppo serrato di giocatori di polo su un prato, le ombre allungate dal sole morente,
senza però che ne risulti attenuata la vivida trasparenza dei verdi, dei gialli e degli azzurri. In un contesto naturale casi ampio e
dilatato, quelle poche presenze umane sembrano perdersi in una dimensione altra, quella della solitudine e dello spaesamento
(di rigore il richiamo a Edward Hopper e anche a Franck Niklaus Kànig e al suo diaphonoroma). Facile individuare il profilo
dell'artista nello macchia boscosa al centro del dipinto. Scultore che ha saputo fondere, con felice sincretismo, la cultura nippo -
nico con la tradizione artistica occidentale, Yoshin Ogata, utilizzando materiali lapidei variamente duttili e colorati (marmo bian-
co di Carrara, marmo rosa del Portogallo, granito nero, ecc.), sovente ha saputo dare forma plastica al tema dell'acqua, un
tema che gli è caro per motivi legati a rituali propri dello shintoismo, al quale è stato educato. Le sue sculture sono realizzate
con un ordine mentale che assolutizza l'acqua, quale elemento primario d'ogni scoturigine vitale. Morfogenesi di questo princi -
pio biologicoè la goccia: sinonimo di stilla umorale, di seme fecondante. In consonanza con il poeta Gochiku, autore di questo "
haiku" (breve componimento caratteristico del Giappone, "che afferra il tema e subito lo lascia cadere"): "La lunga notte, / Il
suono dell'acqua / Dice quello che io penso", Ogata si atteggia a particola dello madre-terra, pronto a raccogliere la goccia
germinativa del suo sapere di artista. Anche in questo disegno,
    Alessandro Petromilli conferma di muoversi all'interno di
un'idea dell'arte, nella quale ironia, deformazione, blanda iconoclastia prevalgono su ogni altra connotazione di carattere etico o
comportamentale. Se questa figura che abbiamo dinanzi agli occhi può, in qualche misura, ricondurci alle figure disegnate da
Pannaggi nei primi anni '20 per il Ballo Meccanico Futurista o alle figurine da luna park di qualche anno prima di Depero, il con -
cetto che esprime - l'antropomorfizzazione della città è tremendamente attuale. Oppresso da una urbanistica sempre meno vivi-
bile, frastornato dalle troppe leggende metropolitane, l'uomo finisce per essere elemento inscindibile del suo habitat naturale e,
nella sua psicosi, può anche immaginare di essere un panno steso ad asciugare i freddi sudori del suo angosciante tran-tran.
LARTISTA E IL SUO DOPPIO.
Profilo multispeculare quello di Paolo Gubinelli, tanto che sembra una trascrizione ellittico della favola mitologico di Eco (la
ripetitività) che s'innamora, non riamata, di Narciso (che amo, invece, la propria immagine riflessa sull'acqua). E per il vero c'è
qualcosa di equoreo in questa composizione, nella serie dei contorni che s'avvitano come leggeri gorghi mossi da una mano
sapiente, la stesso che da un momento all' altro (Narciso consenziente) potrà cancellarli . E' la frontiera del subliminal-self, lad -
dove il visibile incontra l'invisibile. I due profili interfaccia di
    Arnaldo Marcolini   sono assolutamente simmetrici; situati in
basso, ai lati del dipinto sono sovrastati dai simboli ricorrenti nelle opere dell' artista ascolano: le frecce a indicare i percorsi,
che possono essere ascensionali (come in questo caso) o discensionali, il dittongo cabalistico "AU", la tessitura geometrica a
rombi, quadrati, sinusoidi di alcune parti della composizione, il nodo Borromeo cuspidato alla sommità della struttura iconica,
che fa da controaltare al doppio profilo dell'artista. Struttura di tipo totemico, ma in realtà sintesi dell'alchemico, distillato elabo -
razione dell'artista, in un ambiente asettico, da giardino froebeliano, di alcuni archetipi che sono serviti, ad Empedocle e a
Plotone per qualificare visivamente la materialitàdella vita, o Eroclito per suggellare la contraddittoria transitorietà dell'esistenza,
a Freud per somatizzare la scissione psichica dell'individuo. Rita Vitali Rosati ci propone una fotografia frontale di sè medesi -
ma, ripetuta otto volte. ll primo fotogramma. non sviluppato al giusto grado, è poco più di un ectaplosmo, l'ultimo è reso obsole -
ta da uno strato informe di colore pittorico. Gli altri sei, leggibili, sono variamente picchiettati da tocchi di colore. Barthes, è stato
ricordato più sopra, coglie nello fotografia le stimmate della violenza, ma in questa sequenza fotografica di Vitali Rosati si
mostra un altra violenza, esterna alle foto e premeditata, dovuta all'intervento pittorico. Che vuoI dire? Probabilmente che la pit -
tura può annullare la realtà e propinarci una sua verità. Proprio come concludeva Barthes. (c. m.)


Patrocinio: Regione Marche; Provincia di Ascoli Piceno; Comune di Ascoli Piceno; APT di Ascoli
Piceno.
Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
Sponsor: Fondazione Cassa Di Risparmio di Ascoli Piceno; Circoscrizione Centro storico Di Ascoli
Piceno; Uffici Tecnici di Tozzi Gianfranco, Caioni Giuliano, Felicioni Luigino, di Monsampolo del Tronto
AP; Giampi srl Colonnella; Mobili d'Arte Binni, Monsampolo del Tronto; Hotel Velia Di Grottammare AP;
REIN Rozzi Edilizia Industrializzata spa di Ascoli Piceno: UP Studio, grafica Foto Video di Ascoli Piceno;
AUTOLELLI srl, concessionaria FIAT di Castel Di Lama AP;Unisel, divisione Editoria Edizioni d'arte-
Ascoli Piceno; Sordoni, Camerata Picena - AN.
Documentazione della mostra: manifesto, Catalogo d'arte.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Documentazione Video: UP Studio, Ascoli Piceno.
Recenzioni Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, RAI 3 regionale e Nazionale.


GRAFICA MULTIPLA DI ANTONIO FOMEZ DAL 1959 AL 1995
esposizione nelle sale del Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina" nel Palazzo Malaspina.
a cura del critico d'arte Carlo Melloni

Questa rassegna di opere grafiche di Antonio Fomez abbraccia un arco di tempo piuttosto esteso, dal 1959 al 1995. Un qua rantennio di attività, quasi la sua vita d'artista, che queste grafiche documentano con lucidità e specchio curriculare, perchè
Fomez ha avuto l'intelligenza e la costanza di assegnare ad esse il compito di formare, sincronicamente, un percorso parallelo,
gemellare della sua opera pittorica. Sicchè, chi voglia ricostruire l'iter artistico del pittore partenopeo trapiantato a Milano può
farlo, attendibilmente, anche attraverso la sua opera grafica. Questa mostra, pertanto, che comprende 85 esemplari di grafica
moltiplicata (vale a dire, incisioni, xilografie, litografie, serigrafie) ci offre, tra gli altri, due motivi principali d'interesse. Il primo è
dato dalla scelta operata dall'artista, che consiste nel proporci, di questo suo lungo periodo operoso, non soltanto le testimo nianze più persuasive del suo impegno creativo, ma anche opere che, vuoi per una insistita, spesso voluta, ripetitività, vuoi per
un più evidente legame con l'attualità cronachistica, ci appaiono in una tonalità minore, ma non per questo meno riassuntive di
quel vissuto da villaggio globale, tipico di un artista attentissimo a cogliere certe modalità della realtà, storica o contingente, per
piegarle ai dettami di una visione, la sua visione, in cui larga parte hanno l'ironia e la dimensione ludica. Il secondo motivo
d'interesse risiede nell'uso, tutto sommato, spericolato che Fomez fa della cosiddetta "ripetIzIone differente" della citazione, nel
senso che egli, spesso, nell'opera presa a prestito da altri, incide con una violenza psicologica più drastica dell'apparente ironia, facendo risaltare con l'inserimento di elementi a posteriori o con il " pastiche" puro e semplice, in opere consacrate alla storia dell'arte, le componenti plebee, le cadute di tono, quel certo linguaggio basso di cui anche i "grandi" non raramente si servo -
no per attirare lo sguardo distratto del grosso pubblico. E come se Leonardo, e non Duchamp, avesse dipinto una versione
della Gioconda con i baffi. A Fomez, anche per effetto delle sue frequentazioni quale precursore della pop-art italiana, va rico
  -
nosciuto un merito, quello di aver anticipato certa pubblicità televisiva d'oggi, laddove "profana" - rincorrendo una prerogativa
dei surrealisti: lo spaesamento o la dislocazione o, come preferisce lo stesso Fomez, la decontestualizzazione - certe italiche
realtà monumentali, ambientandovi situazioni di un quotidiano un pò frusto, di genere consumistico. Le opere esposte possono
essere suddivise cronologicamente e tematicamente in tre blocchi. Il primo, del 1959-60, comprende una ventina tra incisioni,
xilografie e linoleografie. Le incisioni inseguono un tracciato disegnativo piuttosto lineare, con spunti ideativi che oscillano da un
neo-primitivismo da fumetto ad una figuralismo classico. Le xilografie e le linoleografie si muovono tra echi dell'espressionismo
nordico (Munch, Ensor, Nolde) e il recupero di stilemi novecentisti (Tozzi soprattutto). Il secondo blocco va dal 1967 al 1978 ed
è costituito anch'esso da una ventina di grafiche: serigrafie quasi tutte a colori, qualche incisione, alcune impronte a secco. In
queste opere appare e domina il motivo della scala, spesso sormontata da omini in precario equilibrio o, addirittura, precipitanti
da essa. La scala come ascesa, dunque, gioia e sicurezza di sè; oppure discesa e caduta, dunque angoscia, senso di colpa.
Sono le elementari proiezioni di questo simbolo secondo la psicoanalisi e può darsi che, agli inizi, per Fomez la scala rappre-
sentasse questa duplice pulsionalità; più tardi, quando la sua pittura recupera forme, oggetti, iconografie di chiara impronta
pop, la scala assume una valenza diversa, forse di raccordo dei vari simboli presenti all'interno di un'agglomerazione di valori
significanti. In seguito, la scala ci appare talvolta come un oggetto dimenticato in un angolo, ma sempre con un suo valore pla-
stico allusivo. Il terzo e ultimo gruppo di opere, comprende le rimanenti, abbraccia gli anni dal 1980 a oggi. In massima parte
costituito da litografie e serigrafie, racchiude il ciclo delle rivisitazioni e degli "omaggi a". Vi appaiono Montale e l'upupa, Tristan
Tzara, Jarry in bicicletta, Borges, Rimbaud africano, la Parabola dei ciechi" di Brueghel, ecc.. C'è anche una virata in direzione
di un naturalismo pittoresco - paesaggi e nature morte - semplicemente perchè la supervisione, per così dire, è sempre affidata
alla sorvegliata ironia dell'artista. In alcune opere di carattere citazionista è presente un accenno di cubismo alla Braque e qua
e là rispuntano, con la Gioconda, Piero della Francesca, lngres, Brueghel, Morandi, Van Gogh, Courbez (una sorta di sciarada
incatenata dei nomi Courbet e Velasquez), attraverso presenze quasi subliminali di immagini dei rispettivi patrimoni figurativi.
Carlo Melloni



Manifestazione sostenuta da:Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
Sponsor: Unisel, divisione Editoria Edizioni d'Arte Ascoli Piceno; Mancini - San Benedetto del Tronto;
Amadio Arreda - Colli del Tronto; Sordoni, Camerata Picena - AN.
Documentazione della mostra: manifesto, realizzazione di catalogo d'arte.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensione: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


PETROMILLI
esposizione di disegni e sculture policrome nelle sale della "Sfinge Malaspina"
a cura dei critici d'arte: Toni Toniato e Carlo Melloni.

La scultura di Alessandro Petromilli si caratterizza nel panorama artistico odierno per l'idea, già di per sè radicale, di voler tra -
durre l"'essenza" della plasticita, piu che nella rigida determinazione della "forma" - della sua assolutezza morfologica: statico
sogno di una "unità" comunque originaria - in un processo invece di imprevedibili sovvertimenti visivi che tutto trasforma e che
ben si identifica in effetti con quel movimento "in fieri plain" che costituisce per eccellenza lo "spazio" stesso dell"'immaginare",
del fare arte come pulsione di un pensiero immaginativo. La scultura diventa allora per l'artista un investimento inesauribile di
energie plastico-spaziali, un potenziale che infatti irrompe per scardinare le ormai classiche distinzioni tra categorie figurative,
rifondendo viceversa modi ed attributi sia della scultura che della pittura, ugualmente concorrenti perciò a farsi i medium di
eventi possibili, di inaudite realtà espressive. Da tale rischiosa ricerca creativa emerge del resto quale motivo centrale, nel suo
lavoro, quello del mito del "viaggio" - rapinosa metafora di ogni vera odissea immaginativa -. Un mito peraltro che non affonda,
come si potrebbe credere, in remote avventure oniriche o in fughe errabonde della fantasia, bensi nella stessa perenne "utopia"
di una totalità della conoscenza poetica, da radicare, ogni volta, però, sulla dimensione defla storia e del quotidiano, della
memoria e dell'esperienza. Lo scultore d'altronde sa bene che l'immagine non può essere mai idea ferma - assoluto della
"forma" -ma idea in continuo movimento, trapasso da un luogo dell'evidenza e dell'oggettività del reale a un non-luogo
dell"'altrove" del reale, e in questo avvincente attraversamento l'opera di Petromilli non perde tuttavia quella mirabile connota
  -
zione rappresentativa che l'arte deve e sa dispiegare quando essa per l'appunto agisce, come in questo caso, sullo specchio
concettuale di un mimetismo intrigante che qui assume perciò una prospettiva anche dimensionalmente alterata, paradossal
  -
mente allarmante ed insieme seduttiva. Si delinea così una ricerca, magari insolita, certo feconda, basata sul principio di una
personale ma pur sempre calcolata " ars combinatoria", la quale verrà a sostanziare, in maniera inestricabile, ogni elemento di
quella i "dynamis" immaginativa che poi riuscirà ad accendere nessi inusitati tra le cose del suo mondo plastico, investendo le
singole "figure", oggetti e simboli, di una folgorante forza evocativaCon questi intenti. Petromilli arriverà dunque ad associare e
coniugare con particolare " vis" inventiva un ricco repertorio iconografico, di matrice sia aulica che popolare, trasformato di
volta in volta per farsi imprevisto ma necessario tramite di una felice manipolazione compositiva, prodigata dall'artista non tanto
per servire ad ibridare sul piano stilistico quelle forme incongruenti - secondo gli arbitrari innesti di un citazionismo, oggi fin trop -
po disinvolto - bensì per intensificame piuttosto le relative valenze formali, la loro specifica funzione simbolica o, meglio, per
ritrovare, mediante una rigorosa logica di combinazioni tematiche e formali, echi ormai smarriti; analogie non eludibili, anzi pro -
vocatorie; nuovi coinvolgenti significatiI "teatrini plastici" che nei vari cicli dell'opera l'artista ha finora messo in scena con la gra -
zia sublime di un volo acrobatico nello spazio, di una danza aerea, dalle allusioni di smaterializzanti sottigliezze liriche, si richia -
mano innegabilmente a "figure" e "luoghi" di un immaginario archetipale, di un viaggio in paesi dell'infanzia e del recondito -
estremi opposti di ogni sguardo sul mondo -. L'inebriante disincanto di Petromilli sfugge alle tentazioni, spesso edonistiche, poi -
chè dietro il fervore giocoso, più che ironico, dell'estro inventivo dello scultore scorre una diversa tensione interiore. Nulla vi è in
lui, infatti, di oscuro o di onirico, meno che mai di vago letterario, in quanto con le sue contaminazioni, di ordine prima concet
  -
tuale che formale, egli mira ad operare una perfetta mescolanza di significati e di riferimenti che attingono a profondità quasi
inaccessibili della psiche, ma anche a un impegno di natura etica, rivolto a compenetrare altri recessi della nostra coscienza
storica. Dentro i meccanismi dello spiazzamento e dei paradossi visivi domina il rigore logico di una lucida progettualità che rie -
sce a guidare la fantasia verso un medesimo strepitoso esito, tanto che ogni scultura appare come il raggiungimento di un "ima-
ginal design", di un "design" dell'immaginativo, dei suoi meravigliosi arcani, delle sue risorse trasgressive, della sua libertà
inventiva. Un regime della fluidità e della leggerezza traspare dai volumi e dalle forme della scultura che sembra evolversi in
una erratica sospensione, in equilibri eccentrici, quasi a lievitare ed alitare dentro il proprio spazio; a dilatare il vuoto su cui si
propagano le iperboli dei suoi ritmi sinuosi, dei radianti cromatismi che esaltano i corpi di una imponderabilità stupefacente. La
qualità del "racconto" plastico che queste trame costruttive affidano alla levità dell'aria e della luce, dell'acqua e del fuoco, è
indizio di una concettualizzazione discorsiva dove ogni segno, ogni particolare sono destinati a strutturare una realtà immagina -
tiva di inedite sintesi figurative, di valori essenzialmente simbolici che riflettono altre dimensioni del senso. La meraviglia che le
sculture di Petromilli producono è questo incontro con i luoghi dell'inesplicabile, in cui sia possibile pensare e vivere l'arte nella
sua causa più profonda. (TONI TONIATO)

Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina".
Sponsor: Unisel, divisione Editoria Edizioni d'arte-Ascoli Piceno; Mancini - San Benedetto del Tronto;
Amadio Arreda - Colli del tronto; Sordoni, Camerata Picena - AN.
Documentazione della mostra: manifesto,realizzazione di catlogo d'arte.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.


Esposizione d'arte al Forte Spagnolo de L'Aquila, dal titolo:
- LE VOCI DELLA SFINGE, FORME ETEROGENEE ALL'UNISONO,
Gruppo "La Sfinge" (A
MADIO, CARNEBIANCA, CREMONESE, MARCONI, MASCIARELLI);
a cura di MAURO RAPONI;
"Fra qualche centinaio d'anni sarà perfettamente inutile vivere - diceva Paul Cézanne - tutto sarà appiattito. Ma il poco che
resta è ancora tanto caro al cuore e alla vista". L'llustre pittore sembra far riferimento alla umana capacità di sentire, di provare
emozioni e di stabilire, attraverso queste, il rapporto con il reale.
Certo è che questa riflessione di Cézanne è oggi più che mai allarmante. Sembra avvertirsi il progredire di una desertificazione
dei sentimenti, e l'arte ne è da sempre infallibile sensore. in termini storico artistici, di fatto, lo stesso Cézanne forse primo ini-
ziatore del processo che fa capo alla sua lucida quanto apocalittica premonizione, ha operato una 'stemperatura' della pura
ricerca visiva impressionista e, insieme, dell'impeto emozionale Ai van Gogh, con una pittura riflessiva, assorta in un suo tempo
senza contigenza, assoluto. Tuttavia oggi sui binari paralli della sensazione (vista) e ella emozione (cuore) l'arte non ha ancora
finito il suo viaggio. (... )Nella società attuale, cresciuta tra i mass media, immersa nel consumismo, la visione ha sì acquisito un
ruolo dominante, ma si è nutrita di frenesia spettacolare, ha inevitabilmente ghettizzato l'arte, ai margini, se non del tutto fuori,
di un sistema globale di comunicazione. Essa offre ancora però una possibilità di riflessione e di autocoscienza critica.
E da una specifica esigenza di comunicazione nasce, da parte di questi artisti, il desiderio di 'collettivizzare' il lavoro invece di
lasciarlo confinato nelle singole dimensioni solipsistiche. Essi accettano il confronto reciproco, senza frapporre gerarchie ideolo-
giche, sfidando l'indifferenza dilagante del pubblico e le avversità del mercato, il quale, invece di favorire lo sviluppo di un siste-
ma aperto, ne diventa troppo spesso nemico. Unirsi significa costituire un punto di rinnovata forza sul quale poggiare la propria
ricerca. ...

Con il Patrocinio: Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.
Soprintendenza Beni Culturali, Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici Per L'Abruzzo.
Museo Nazionale D'Abruzzo.

DOCUMENTAZIONE della manifestazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
RECENSIONI : vari giornali locali d'Abruzzo e TV locali, e Il Resto del Carlino (Marche).


ESPOSIZIONED'ARTECOLLETTIVAEDOCUMENTARIOVIDEOTAPE, NELLEPROPRIESTANZE DE "LA SFINGE
MALASPINA", NEL PALAZZO MALASPINA , ASCOLI PICENO. DAL TITOLO:
ARTE E PSICOLOGIA LA STENDECHINA, ARCHETIPO FIGURALE ASCOLANO DELLA PAURA
NELLA INTERPRETAZIONE ARTISTICA MODERNA
; "OMAGGIO A ERNESTO ERCOLANI"

A cura di CARLO MELLONI, analisi psicografiche di SERGIO FABIANI;
..il tentativo di affidare ad un gruppo di artisti il compito di farsi specchio, attraverso le loro opere, di accadimenti del nostro
tempo, oggettivamente fuori della norma e, in quanto tali, potenzialmente orientati a influenzare la psiche dell'individuo e, in
senso più vasto,la massenpsychologie. Un compito che non pochi artisti del passato, secondo la loro personale weltan-
schauung, la loro concezione del mondo, hanno svolto con effetti sorprendenti. Qualche nome: Bosch, Signorelli, Arcimboldi,
Blake, Goya, Ensor, Ernst, Brauner, Dalì. ...Riconoscendo nella Stendechina un archetipo figurale della paura, partorito dall'im-
maginario collettivo, abbiamo invitato trentatre artisti operanti nel territorio di Ascoli e del circondario ad interpretare, non tanto
la figura in sé, nelle sue connotazioni epifaniche, vale a dire nell'aspetto esteriore, per così dire codificato dalla tradizione popo-
lare che, come tantissime altre, si presume abbia origine in epoca medioevale, bensì in una chiave decisamente attuale. In altre
parole: se la Stendechina per i nostri progenitori era la personificazione della paura, la Stendechina di oggi, quali forme, mani-
festazioni, incarnazioni assume?...

con opere di collezionisti.

Con la partecipazione degli artisti:
AMADIO, ANNIBALI, BRANDI, CAPOZUCCA, CARBONI, CIAPANNA, CIFANI, CIRAVOLO, COCCHIA-
RO, CONSORTI, DI TANNA, EUSEBI, GIULIANI, JOMMI, LUCADEI, KORZENIECKI,
MARCOLINI,MARCONI, MARIANI,NESPECA, OTTAVIANI,PAZZI, PERICOLI, PICCIONI,
PIACESI,PIRRI, PULCINI, PUPILLI, ROMANELLI, ROMANO, SOLIMANDO, TESTA, VINCENTI;
videotape di ARGEO POLLONI.
con il patrocinio di: Regione Marche, Comune di Ascli Piceno, Provincia di Ascoli Piceno ed
Azienda di Promozione Turistica di Ascoli Piceno.
D
OCUMENTAZIONE della manifestazione: catalogo in B/N, realizzato con gesto munifico dall'industria
Grafiche D'Auria;
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico. Rai 3 regionale, RTM .


Esposizione d'arte al Palazzo Delle Esposizioni, Roma, dal titolo:
QUINTETTO D'ARTE, :
Gruppo "La Sfinge" (A
MADIO, CARNEBIANCA, CREMONESE, MARCONI, MASCIARELLI);

A cura di GIORGIO DI GENOVA;
.
..attualmente viviamo un momento di grave crisi di valori e assetti sociopolitici. E' pertanto comprensibile che gli artisti tornino a
cercarsi per aggregarsi con l'intento sia di produrre una propria visione stilistica, ... , sia per tentare di costituire una forza ope-
rativa che riesca a sconfiggere la generalizzata indifferenza da qualche anno divenuta dominante nella critica e nel pubblico. ...
cinque artisti raccoltisisi sotto il nome della Sfinge hanno deciso di agire in un'unità operativa, senza voler intaccare minima-
mente l'individuale libertà espressiva, che, avvalendosi del conseguenziale confronto nell'ambito di una proficua dialettica,
possa per un verso aiutare ciascuno a crescere ulteriormente e epr l'altro verso sfruttare la forza che scaturisce dalla conviven-
za in gruppo e dell'operatività comune, pur nella differenza, che è poi il pricipio su cui si fonda ogni società evoluta. ...

Promozione di Jacorossi s.p.a., Roma;
Manifestazione sostenuta da:SODIFARM, Pescara; 3M, Milano.
Documentazione della mostra: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni curate dalla: Giubileo News, Roma. Diffusione della manifestazione attraverso TV locali,


Esposizione d'arte al Palazzo Dei Capitani, Ascoli Piceno, dal titolo:
VITTORIO AMADIO : UN ARTISTA TRASGRESSIVO
A cura
di CARLO MELLONI

Questa mostra di Vittorio Amadio è una piccola antologica. Piccola non in senso quantitativo, bensì temporale perchè raccoglie
opere realizzate negli ultimi otto o nove anni. Sufficienti, tuttavia, a misurare le reali qualità dell'artista e all'interno di tali qualità,
le diramazioni molteplici che egli impone al suo linguaggio espressivo, giovandosi di risorse tecniche, per così dire canoniche,
sulle quali non raramente si sovrappone il colpo d'ala di una deviazione, di una vera e propria trasgressione provvista della
spinta necessaria a modificare la morfogenesi dell'opera. Poichè tali deviazioni sono frutto quasi sempre di un moto istintivo - di
un impromptu, per usare un termine musicale
- dell'artista, diremo che la poliedricità di Amadio, caratteristica che gli riconoscono anche i suoi detrattori, nasce da un perenne
stato di insoddisfazione, da una ricerca di nuove frontiere, quasi che i confini, pur smisurati, dell'arte siano troppo angusti per
lui. In verità, Amadio sa bene che vagheggiare l'extraterritorialità dell'arte significa porsi nella situazione di chi, rifiutando l'impe-
rio delle regole e impossibilitato a rimpiazzarle con valide norme per proprio uso e consumo, finisce laddove si rinviene il grado
zero dell'arte. A riguardo, abbiamo l'esempio illustre di Picasso il quale, in un preciso momento ha iniziato una sorta di discesa
agli inferi, andando a raccogliere reperti di altre culture, riciclandoli talvolta con fervore fideistico, talvolta con ironia e con piglio
da bricoleur, ma salvando ogni volta i valori umani che avevano presieduto alle loro origini, a rischio pastiche e, con esso, del
ridicolo. Anche Amadio, in una scala meno ecumenica, ha tentato qualcosa del genere quando, estraendo dalla melma dei
fiumi le grosse pietre ivi giacenti da secoli, si è fatto guidare dalla loro forma naturale per intervenire con i criteri estetici propri
della nostra cultura. Un discorso, questo degli interventi minimali, che possiamo estendere a tutte le opere di Amadio, quali che
siano i media utilizzati per realizzarle. Soprattutto quando si tratta di aggredire la materia e dunque soprattutto l'Amadio sculto-
re, l'artista sembra seguire un invisibile filo sinopico tracciato dalla naturalità del mondo inorganico. Con religioso rispetto egli
ascolta le voci del silenzio che da esso promanano e che lo invitano a non violentare la materia, ma piuttosto ad assecondarla.
Le sculture in legno che introducono a questa mostra, le più remote tra quelle esposte, sono la palpabile testimonianza di un
modo di creare forme plastiche visibili, senza cadere negli eccessi scultorei del togliere. Ma se osserviamo anche le opere di
pittura dell'artista piceno notiamo che in esse prevale l'accumulo del segno, con un andamento autogerminativo e proliferante,
che, coerentemente, presenta analogie con il suo modo di fare scultura. Nei dipinti, Amadio sostituisce alla materia della scultu-
ra, una sorta di canovaccio segnico e su di esso imposta un costrutto pittorico che, a seconda dei casi, può apparire controllato
nella forma e nei rapporti tra questa e lo spazio, oppure, esaltando la gestualità di cui si diceva all'inizio, l'insistita sovrapposi-
zione di segni e di timbri/colore e, talvolta del dripping muovono in direzione di un espressionismo lirico piuttosto che astratto,
essendo evidente per chi sappia leggerle, che in queste opere l'artista, celate nell'intreccio dei segni e dei colori, mostra le
forme congeniali al suo linguaggio pittorico. Un linguaggio che si propaggina anche nelle puntesecche, da quelle minime e di
medio formato, dove trova campo la trasgressione anticanonica di cui si diceva più sopra, a quelle "giganti", dove il segno conti-
nuo delle figurazioni di sapore fumettistico, e dunque con una componente giocosa, colorate all'acquerello, si muovono all'inter-
no di una dialettica tra arte impegnata e arte di routine. Queste figurazioni inclinanti al fabulatorio le ritroviamo sia nelle cerami-
che (vasi e cache-pots) realizzate a Deruta, sia nei libri d'artista. In questi ultimi, la poetica dell'improvvisazione, se così possia-
mo definirla, raggiunge il suo acme. Nelle medaglie lavorate a sbalzo e nelle microsculture in metallo e in pietra, si rinvengono
spesso i prototipi in nuce di opere di più ampio respiro, di questo infaticabile artista.

Documentazione della manifestazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA a cura di: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico.RAI 3 regionale, RTM, Quinarete.


Esposizione d'arte al Palazzo Dei Capitani, Ascoli Piceno, dal titolo:
- ANTOLOGICA DI SALVATORE EMBLEMA

Con testi critici di: G. Carlo Argan, Palma Bucarelli, Vitaliano Corbi, Ugo Piscopo, Leo Stozzieri,
Gaetano Romano, Riccardo Notte.

Chi avesse seguito, come me, il cammino artistico di Salvatore Emblema, avrebbe notato che esso è stato estremamente coe-
rente e che la sua pittura è stata fin dagli inizi di un'alta qualità, mantenuta sempre alla stessa altezza fino ad oggi. E tuttavia
con una piacevole e sorprendente varietà. La materia, la materia grezza della tela, il colore e lo spazio sono gli elementi della
pittura che lo hanno sempre interessato e che egli ha portato a sempre nuovi sviluppi. Dalle prime opere di ruvida tela, sfilata,
"detessuta", come l'ho chiamata nel mio primo scritto a lui dedicato, ma sfilata variamente, con sfilature più o meno rade, è pas-
sato ad una fase che mi sembra ancora la sua più bella perchè interviene il colore, un colore che imbeve tutta la superficie della
tela lasciando però che appaia la natura del tessuto, aspro e ruvido, un colore profondo, il più delle volte blu o verde cupo ma
che lascia trasparire la trama sottostante. Il senso dello spazio, dello spazio che è dietro la tela, è una delle cose che più inte-
ressano l'artista: nelle prime opere senza colore, di tela grezza, le sfilature, dove sono più rade, lasciano vedere al di là le cose
e lo spazio retrostante: si direbbe che Emblema abbia portato avanti, alle sue estreme possibilità, le ricerche di Lucio Fontana,
che bucava e tagliava come con grandi sciabolate la tela: ma in Fontana c'è sempre uno schermo dietro, generalmente nero,
che dà certo una grande intensità al vuoto che vien fatto di immaginare protratto all'infinito, ma che comunque limita in qualche
modo lo spazio. Emblema elimina quello schermo e lascia libera l'immaginazione. Nelle ultime opere, dei due o tre anni recenti,
un nuovo elemento appare nella pittura dell'artista; forme che suscitano il ricordo di qualcosa di vegetale, come grandi foglie,
ma niente affatto realistiche anzi completamente astratte o meglio inventate, con un sottile e misterioso suggerimento poetico.E
il colore, che dopo le prime opere di pura tela, monocrome, si è venuto continuamente approfondendo e arricchendo, raggiunge
intensità nuove e nuove gamme, specialmente di rosa brillanti e di azzurri elettrici, che accentuano l'allontanamento dal sugge-
rimento naturalistico e aprono un mondo di fantasia come può nascere soltanto da un impulso genuinamente poetico. Ed
Emblema riesce ad accordare due cose che sembrano opposte: l'emozione poetica e la pura razionalità. Tra le ultime opere le
più belle perchè riassumono tutte le sue qualità, sono quelle in cui un velo scuro, il più delle volte nero, si stende su quasi tutta
la tela lasciando trasparire un soffocato rosso di fuoco che all' estremità più alta trabocca come una lunga, vivida, fiammata.
Sembra che l'artista, forse inconsciamente, riproduca il paesaggio napoletano che ha nel sangue, non nel suo aspetto più liqui-
do e leggero, ma nel suo aspetto più drammatico, il fuoco soffocato del Vesuvio e il nero arido della lava.
                                                                                                Roma,il 24 marzo 1991 Palma Bucarelli
Conferenza d'inaugerazione con la partecipazione di Autorità e critici d'arte.
Patrocinio di: Regione Marche, Comune di Ascli Piceno, Provincia di Ascoli Piceno,
Azienda di Promozione Turistica di Ascoli Piceno.
Coordinamento
: "La Sfinge Malaspina" , Galleria Arte Borgogna, Milano; Art Galleria, Roma; Il Ponte,
Nocera Inferiore (NA).
Manifestazione sostenuta da: AUTOLELLI, Castel di Lama.
Documentazione della mostra: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Ufficio stampa (Laura Melloni, Patrizia Palanca,Antonello Profita)

Recensioni : Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, Corriere della Sera, Osservatore Romano, Art Leader, Terzoocchio,TV locali e RAI 3 Regionale


Inaugurazione opera monumentale, a Castel Di Lama:
-IL PROMETEO UNA METAFORADEI NOSTRI TEMPI
A cura di Giorgio Di Genova
... Da artista ricco di esperienze e possibilità espressive, da artista che sa alternare le finezze del segno e dell'acquatinta
nell'incisione alle esuberanti vibrazioni del gesto cromatico nelle litografie, da artista che nella pittura riesce ad oscillare tra il liri-
smo delle delicate e quasi sognate visioni di natura e le condensazioni di luce e ombre nello spazio atmosferico e nella scultura
sa valorizzare le accidentalità trouvées sui tronchi per coniugarle con il proprio sentimento di incallito incisore, che talvolta lo
spinge a marcare di simbolici alfabeti le sue opere plastiche, ha realizzato un monumento in cui forma ed informe, architettura e
scultura, memorie ataviche e rigoroso calcolo convivono con risonanze mitiche nell'oggi.Per questo ha inteso denominare "Il
Prometeo" (...)Il fegato che Amadio ha sospeso a metà delle aste che lo infilzano porta addosso le cicatrici di tutte le ferite, di
tutte le ulcerazioni, di tutti i traumi, di tutti i colpi e contraccolpi subiti dal genere umano che nel corso del tempo si sono giustap-
posti in continuazione. Prometeo col dono del fuoco s'è reso padre del genere umano. In quanto tale, è stato scelto da Amadio
per simbolizzare la condizione dell'uomo, per di più ricorrendo ad una tecnica, come quella del bronzo, che col fuoco ha molto a
che fare (col fuoco, infatti, si compiono le fusioni in bronzo). Con Il Prometeo l'artista piceno ha inteso esprimere un giudizio sui
tempi nostri e sulla condizione dell'uomo, che come il Titano s'è macchiato del delitto dell'hybris, con la sua oltracotanza nei
confronti delle leggi di natura e di... umanità. Un giudizio sofferto. Perchè è chiaro che per Amadio i "tremila anni" necessari per
il riscatto non sono ancora passati.

mostra di opere pittoriche nella Sala Consiliare del Comune di Castel Di Lama
A cura di CARLO MELLONI

Patrocinio: Regione Marche, Comune di Castel Di Lama, Provincia di Ascoli Piceno.
Manifestazione sostenuta da:
AUTOLELLI, Concessionaria FIAT,Castel di Lama.
Documentazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio, Alessandro Miola.
Ufficio stampa (Antonello Profita)
Recensioni : Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, Art Leader Terzoocchio, TV locali e RAI 3 Regionale.


Mostra d'arte, Potsdam-Berlino, dal titolo
-ARMONIA E RIBELLIONE, SEGNI DEL PRESENTE
A cura di CARLO MELLONI E LORENZO BONINI

...Una filosofia, la sua, non di genere solipsistico, esclusiva, da hortus conclusus, bensì aperta alle incursioni del pensiero altrui,
nella misura in cui esso è capace di identificarsi con la scaturigine del dipinto, con i moti relazionali dell'artista, ma anche con
quel tanto di irrelazionato che ogni opera d'arte custodisce al suo interno quale misterioso punto di non ritorno. Volendo tradur -
re in parole povere questo che, a tutta prima, può apparire come una caccia al Santo Graal o a qualcosa di simile, in realtà non
è che ciò, nell'opera dell'artista, resta inespresso. Certo, ciascuno di noi, osservatori imparziali oppure emozionati di questi
dipinti, può farsi carico di una metodologia pittorica che l'artista, per suo conto, non ha seguito che in minima parte, essendo la
sua, come si diceva ill'inizio, una pittura di gesto. ...
                                                                                                                                  Carlo Melloni


...Vi è un ritmo e una esplosione della forma e del colore, in alcune sue opere, che lo avvicinano, forse casualmente, all'espe   -
rienza del grande maestro Andrè Masson, ma la pittura di Amadio è sempre mediata da una visione della vita giocosa e solare,
che fa capire la sua continua volontà di crescere, cercare e giocare con le forme, i colori e i materiali in una voglia mai conclusa
di sperimentare.
                                                                                                                                Lorenzo Bonini

Conferenza di inaugerazione con la partecipazione di Autorità e critici d'arte di Potsdam e Berlino.
Patrocinio: Industrie-und Handelskammer Potsdam; Italienische Handelskammer für
Deutschland; Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Ascoli Piceno; Provincia di
Ascoli Piceno Assessorato al Turismo; Comune di Castel di Lama (AP); CONCESSIONARIA FIAT
Castel di Lama (AP); Editoriale ECO - San Gabriele (TE); Adriatica Colorfoto srl Centobuchi (AP);"La
Sfinge Malaspina"- Ascoli Piceno.
Coordinamento: "La Sfinge Malaspina" .
Manifestazione sostenuta da: Industrie-und Handelskammer Potsdam; Italienische Handelskammer
für Deutschland; Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Ascoli Piceno; Provincia di
Ascoli Piceno Assessorato al Turismo; Comune di Castel di Lama (AP); CONCESSIONARIA FIAT
Castel di Lama (AP); Editoriale ECO - San Gabriele (TE); Adriatica Colorfoto srl Centobuchi (AP);"La
Sfinge Malaspina"- Ascoli Piceno.
Documentazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Ufficio stampa (Bernd Schenke, Friedrich Hügle, Federico Bozzo)
Recensioni : giornali locali e riviste specializzate.


Presentazione del Gruppo G.A.D. nelle sale della "Sfinge Malaspina" nel Palazzo Malaspina:
- GRUPPO ANICONISMO DIALETTICO
A cura di GIORGIO DI GENOVA

Walter Cocetta, Pasquale Di Fabio, Antonio Di Girolamo, Renzo Eusebi e Albino Pizzi, in arte Pitti, costituiscono cinque voci del
versante aniconico dell'arte contemporanea. Cinque voci che operano su diversi registri e con personali inflessioni in piena
autonomia espressiva con una convergenza di intenti, quella di sviluppare la ricerca personale, mantenendo constantemente
alto l'impegno e credendo nel confronto dialettico. Su queste basi si sono riuniti in gruppo per costituire una forza che li facesse
contare di più e meglio nel difficile panorama dell'arte odierna. Eusebi e Pitti provengono da una precedente esperienza di
gruppo. Entrati in rapporto con Giorgio Di Genova, per suo tramite sono entrati in contatto con Di Fabio, Di Girolamo e
Coccetta, nei quali hanno rinscontrato una perfetta unit9 d'intenti, per cui, dopo riunioni con il critico, hanno deciso di costituire
con loro un ristretto gruppo, accogliendo la proposta di Di Genova di chiamarlo Gruppo Aniconismo Dialettico "GAD", denomi-
nazione che implicitamente richiama il versante in cui i cinque artisti operano con autonomia di ricerca e di linguaggio. Riunitisi
a Bologna il giorno 27 gennaio 1997, in occasione dell'Arte Fiera i componenti e il critico hanno ufficialmente costituito il Gruppo
Aniconismo Dialettico e contestualmente stilato i programmi per il i 997, comprendenti la presente pubblicazione, esposizione in
spazi pubblici e privati e partecipazioni a Fiere d'arte, anche all'estero, rapporti con gallerie e forze economiche.

Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"
Documentazione della mostra: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni su: Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, TV locali e RAI 3 Regionale.


Mostra d'arte nel Battistero di Ascoli Piceno:
-CON CRISTO VERSO L'ANNO 2000 Narratio di Vittorio Amadio
A cura di
Mons. Baldassarre Riccitelli

Con Cristo verso l'anno 2000 è l'espressione artistica del pittore Vittorio Amadio, come "narratio" della vita e del messaggio di
Gesù, intesa ad attualizzare il cammino verso il Grande Giubileo dell'anno 2000, coinvolgendo ognuno a rinnovarsi nella mente
e nel cuore. Di primo acchito, davanti all'espressione pittorica, c'è smarrimento; non si ritrova la scontata tradizionale iconogra-
fia delle illustrazioni oleografiche patinate. Il desiderio di scuotere il visitatore induce Amadio a scegliere una forma espressiva
volontariamente provocatoria. Egli percorre i sentieri del linguaggio mistico, dove l'affermativa è sempre meno gloriosa della
negativa, per esempio dire che Gesù èf buono o infinitamente buono limita il concetto della bontà e non fa altro che moltiplicare
una bontà molto difettosa, mentre lasciare il campo all'immaginazione permette un'interpretazione di bontà senza lega d'imper-
fezione. Amadio aspira a trovare un linguaggio nuovo suscettibile di esprimere ciò che prova, nell'urgenza, sempre espressa, a
rendere il Cristo, il Risorto e il Vivente contemporaneo. La memoria pittorica non è il ricordo del personaggio, ma l'attualizzazio-
ne della presenza. E se per un verso ritiene qualsiasi traduzione impossibile, dall'altro fa appello a una rigenerazione di tutto ciò
che può aiutarlo a tradurlo. Non è questa la nuova evangehzzazione, che il papa Giovanni Paolo II pone a fondamento nella
missione della Chiesa per gli anni di attesa del 2000?... In breve, Amadio deluso della consueta raffigurazione del Cristo, cerca
il linguaggio del simbolo che impegna a costruire interiormente; quello che egli provoca è, quindi nel complesso, un rinnova-
mento più a livello semantico che a livello lessicale: il suo disegno è clandestino, più detto che scritto, un disegno parlante e
non parlato e, infine, un disegno trasgressivo. Cè un disegno spezzato, che è chiamato a dire ciò che non è possibile dire. E' un
disegno sincopato, frammentato, che vuole la ri-composizione e la comunione della Parola con il colore, la forma e lo spazio.
Con il suo linguaggio artistico "irregolare", Amadio riesce ad essere poetico e meno razionale. La "narratio"dei quadri evidenzia
un linguaggio purificato nel e dal silenzio, liberato da ogni rumore; diventato spontaneo di un forza nuova non istintiva, ma spiri-
tuale e per conseguenza libero.

Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"; Italienische
Handelskammer für Deutschland; concessionaria FIAT AUTOLELLI; REIN s.p.a.; Editoriale ECO.
Documentazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni : Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, TV locali e RAI 3 Regionale.


Esposizione d'arte al Palazzo Comunale, Sarzana, dal titolo:
- "GRUPPO IN PROGRESS",
GRUPPO"LA SFINGE", (AMADIO, CREMONESE, MARCONI, MASCIARELLI);
a cura di FERRUCCIO BATTOLINI.
Quattro artisti adriatici hanno deciso di proporsi in una storica città dell'alto tirreno che èf abituata, dal seicento e molto prima, a
vedere e conoscere opere d'arte importanti, tra Mastro Guglielmo e Fiasella, tra Luigi Belletti e Camillo Pucci, tra Fontana e
Discovolo, tra Mantelli e Fosella, tra Massola e Bia, per citarne alcuni. Saranno accolti con la più aperta tolleranza e con una
forte acutezza indagatrice, tipica dei Ligures-apuani oltre che ovviamente con disponibile schiettezza. La città poi è anche abi-
tuata a conoscere e seguire i "gruppi" e in generale ogni istituzione culturale associativa e solidaristica, per antica storia e per
un forte culto dei valori, etici e creativi (....) il nostro sguardo mentale sulle loro opere con serenità e impegno, soprattutto senza
pregiudimali o fedeltà a schemi. Si individueranno facilmente le incursioni nell'area delle sensazioni coloristiche più incontenibili
e infinite, nonchè le irruzioni lungamente pensate e "sofferte" nelle regioni più affascinanti e misteriose della plasticità primaria
ove la materia è venerata giustamente anche per trarre dal suo tessuto diversamente vascolare immagini e messaggi, impor-
tanti, e che vadano oltre i muri della quotidianità banale, piuttosto orientati verso lo scoprimento, la "rivelazione" staremmo per
dire, di quelle che Reynolds definiva "idee innate".

Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina" (AP); KEROCOSMO s.p.a.
Castelnuovo Magra (SP); Colliva Edilizia, S.Stefano Magra (SP).
Documentazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni : giornali locali spezini.


- SERATA - 7 NOVEMBRE 1997;
PRESENTAZIONE FUMETTO AMBIENTALISTA, LETTURA DI POESIA, "ZENGARDEN" E PRESEN-
TAZIONE DI PROGRAMMA SEMINARIALE. CON LA PARTECIPAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI:
U.H.T., UIRAPURU', LEGAMBIENTE, LUOGO COMUNE E INCONTRI DI DANZA.


Mostra d'arte nella Sala Teatini (portici San Bartolomeo), Bologna:
-CON CRISTO VERSO L'ANNO 2000 Narratio di Vittorio Amadio
A cura di
Mons. Baldassarre Riccitelli

Con Cristo verso l'anno 2000 è l'espressione artistica del pittore Vittorio Amadio, come "narratio" della vita e del messaggio di
Gesù, intesa ad attualizzare il cammino verso il Grande Giubileo dell'anno 2000, coinvolgendo ognuno a rinnovarsi nella mente
e nel cuore. Di primo acchito, davanti all'espressione pittorica, c'è smarrimento; non si ritrova la scontata tradizionale iconogra-
fia delle illustrazioni oleografiche patinate. Il desiderio di scuotere il visitatore induce Amadio a scegliere una forma espressiva
volontariamente provocatoria. Egli percorre i sentieri del linguaggio mistico, dove l'affermativa è sempre meno gloriosa della
negativa, per esempio dire che Gesù èf buono o infinitamente buono limita il concetto della bontà e non fa altro che moltiplicare
una bontà molto difettosa, mentre lasciare il campo all'immaginazione permette un'interpretazione di bontà senza lega d'imper-
fezione. Amadio aspira a trovare un linguaggio nuovo suscettibile di esprimere ciò che prova, nell'urgenza, sempre espressa, a
rendere il Cristo, il Risorto e il Vivente contemporaneo. La memoria pittorica non è il ricordo del personaggio, ma l'attualizzazio-
ne della presenza. E se per un verso ritiene qualsiasi traduzione impossibile, dall'altro fa appello a una rigenerazione di tutto ciò
che può aiutarlo a tradurlo. Non è questa la nuova evangehzzazione, che il papa Giovanni Paolo II pone a fondamento nella
missione della Chiesa per gli anni di attesa del 2000?... In breve, Amadio deluso della consueta raffigurazione del Cristo, cerca
il linguaggio del simbolo che impegna a costruire interiormente; quello che egli provoca è, quindi nel complesso, un rinnova-
mento più a livello semantico che a livello lessicale: il suo disegno è clandestino, più detto che scritto, un disegno parlante e
non parlato e, infine, un disegno trasgressivo. Cè un disegno spezzato, che è chiamato a dire ciò che non è possibile dire. E' un
disegno sincopato, frammentato, che vuole la ri-composizione e la comunione della Parola con il colore, la forma e lo spazio.
Con il suo linguaggio artistico "irregolare", Amadio riesce ad essere poetico e meno razionale. La "narratio"dei quadri evidenzia
un linguaggio purificato nel e dal silenzio, liberato da ogni rumore; diventato spontaneo di un forza nuova non istintiva, ma spiri-
tuale e per conseguenza libero.


MOSTRE DI PITTURA DELLO SPAGNOLO PUJOLGRAU E DELL'ITALIANO PITTI
a cura di Joan-Lluìs Montanè

Presentati dal critico d'arte Joan-Lluìs Mont anè, saranno esibite al putblioo due monografie, illustrative delle opere del pittore
spagnolo Joaquim Pudol Grau e del pittore italiano Pitti. Subito dopo, nelle sale espositive del Palazzo dei Capitani saranno
inaugurate le personali dei due artisti. La monografia dedicata a Pudol ha, quali sottotitolb, la dichiarazione di poetica: " la tra-
sformazione del corpo e la dinamica del movirnento ". Nato nel 1937 a Barcellona, Grau attualmente pratica una pittura che si
pro pone di studiare il corpo nei suoi aspetti sia di mobili tà fisica, all'intento di uno spazio definito, sia di mobilità interiore, quale
ricerca di un "ubi consistam". In questa sua riceroa,l'artista iberico urna colori dimessi, quasi monocrorni, a voler sottolineare
una condizione umana consapevole dei propri limiti temporali.
Di tutt'altra natura la pittura di Pitti. Nato nel bresciano nel 1951, ha avuto una vita volontariamente avventurosa, che lo ha
accostao, ad esperienze diverse. La sua inquietudine è, infine, approdata ad una pittura fortemente gestuale dominata da colori
violenti e allucinati. La monografia che gli dedica il critico spagnolo Montanè, intitolata" La rata del terbellino"(il percorso del
vortice) chiaramente allusiva al modo di dipingere, convulso e straripante, di Pitti.

Patrocinio della Provincia di Ascoli Piceno; Patrocinio Comune di Ascoli
Piceno, Assessorato alla Cultura; Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina" (AP);
Documentazione: cataloghi a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni : Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, TV locali e RAI 3 Regionale.


Collaborazione con la manifestazione: 1a Rassegna Nazionale di Arte Contemporanea "tendenze
contrapposte"
Omaggio a UMBERTO MASTROIANNI.
La Rassegna Nazionale Arte Ascoli Piceno nasce dal desiderio di portare in questa città, di grande pregio artistico ed architetto-
nico, l'arte contemporanea nelle sue diverse rappresentazioni in modo da sensibilizzare il pubblico nei confronti del fenomeno
artistico. Questa prima rassegna, intitolata: "Tendenze contrapposte" e che si compone di una Sezione Figurativa ed una
Sezione Astratto-Concettuale, vede la presenza di quarantacinque artisti italiani di consolidato prestigio. Alle due Sezioni si
aggiunge una sala dedicata ad un grande maestro, recentemente scomparso: Umberto Mastroianni. Questa scelta appare fon -
damentale atteso che Umberto Mastroianni ha dominato con la sua presenza la scena dell'astrattismo dagli anni '40 ad oggi.
  Il
Responsabile Nazionale Arte Fondazione Ignazio Silone Maria Grazia Di Filippo


"INTERIORITÀ E ASTRAZIONE" DI VITTORIO AMADIO NEL GRASSI MUSEUM DI LIPSIA
(GERMANIA): PITTURE E SCULTURE.

MANIFESTAZIONE ASSOCIATA ALLA PROMOZIONE DELLE MARCHE, IN PARTICOLARE DEL PICENO ATTRAVERSO LE TIPICITA' LOCALI: INDUSTRIALI, IMPRENDITORIALI, COMMERCIALI,RICETTIVE E ALIMENTARI, CREARE UN SODALIZIO CULTURALE, FAR INCONTRARE UNA PLURALITA' DI PUBBLICO CULTURALE/IMPRENDITORIALE, ATTRAVERSO LO SPIRITO ARTISTISTICO.

Il 20 aprile si è inaugurata, con successo, la rassegna di dipinti e sculture dell'artista Piceno Vittorio Amadio.

La manifestazione ha riscosso ottimi consensi sia da parte del pubblico presente che dall'interessamento delle autorità locali,
dalla stampa e dai vari rappresentanti di diverse categorie: rappresentanti istituzionale della Città di Lipsia; rappresentanti
dell'ufficio Cultura della città di Lipsia, città di Halle e di Erfurt; rappresentanti dei Consolati stranieri a Lipsia;
rappresentanti dell'Ente Turismo della Città di Lipsia; diversi tour operator; rappresentanti di alcuni centri commerciali interes -
sati ad avere contatti con la nostra regione; responsabili degli uffici commercio estero delle Camere di Commercio ed Industria
di Lipsia, Halle, Dresda e Chemnitz; rappresentanti dell'interporto presso Lipsia; galleristi.

Durante la presentazione l'artista ha donato un quadro dalle dimensioni di m. 2 x 2, dal titolo "Prova di commutazione 1021" al
"GrassiMuseum", e naturalmente all'intera Città attraverso l'ufficio della Cultura della Città di Lipsia.

Il signor Richard Schrumpf della: Leipzig Tourst Service e.V., ha voluto immortalare l'artista Amadio nella "Walk of Fame", pren -
dendo le impronte delle mani durante la giornata inaugurale.

Manifestazione sostenuta da: Patrocinio della Provincia di Ascoli Piceno; Patrocinio della Città di
Lipsia Assessorato alla Cultura; Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina" (AP); Camera di
Commercio Italiana Per La Germania; Città di Sant'Elpidio a Mare; Comune di PortoSant'Elpidio;
Comune di Castel di Lama; Dorint Hotel Di Lipsia; Editoriale Eco, San Gabriele.
Documentazione: catalogo a colori.
D
OCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Daniele De Vincentis e Mary Amadio.
Recensioni: Il Resto Del Carlino, Messaggero, Corriere Adriatico, TV locali e RAI 3 Regionale.
Programmi Culturali della Città di Lipsia.


MASCIARELLI, UN DEMIURGO FRA RAGIONE ED EMOZIONE
a cura di Giovanni Santori

Ci sono artisti che, senza curarsi eccessivamente di come verranno accolte le loro opere, pongono in primo piano nella loro
creatività una continua ricerca di sé e del mondo circostante, cercando in ogni occasione di privilegiare la coerenza con un pro-
prio progetto interiore su qualsiasi altro condizionamento estraneo al mondo dell'arte. L'onginana esigenza che muove tali arti-
sti a creare opere é la necessità di dare una forma perfetta ad un vissuto interiore che tende a sfuggire, confinato com e nella
fugacità degli attimi, più che nella ben congegnata disposizione delle idee razionalmente concatenate.
Clodoveo Masciarelli é uno di questi artisti che riconosce all'arte il compito primario di interpretazione ed escavazio\-ne della
realt\'88, processi che ripudiano ogni effimero limite dettato dalle tenden\-ze; l'artista predilige questi due momenti che mal si
adattano a delle visioni anguste o di maniera, ma che puntano a quanto di autentico, di valido, di atemporale (oserei dire di
metafisico) può farsi oggetto dei nostri perché, rispecchia-mento di una realtà complessa e non facilmente riducibile a chiavi di
lettura steriotipate. Masciarelli si presenta come un demiurgo capace di operare una mediazione creativa fra il supremo deside-
rio d'ordine e di razionale chiarezza con le esigenze del profondo-materia, istinto, emozione sfuggente, memoria diafana, sog-
gettività estrema. La sua opera creativa appare orientata a cogliere non solo il fenomenico, l'immediata evidenza delle cose,
ma a legare questa dimensione a quella più segreta, fatta a volte di trasgressione e disordine, in un amalgamarsi (proprio come
avviene nelle sue opere scultoree) di luce ed ombra, cogliendo l'unità organica, il monismo di fondo di un mondo che é fatto di
elementi complementari, di termini correlativi, di rapporti in grado di significarsi gli uni con gli altri. Il suo è un approccio di non
immediata lettura proprio per il dilatato orizzonte prospettico che propone un certo eccletismo operativo, una continua ricerca di
soluzioni di fronte ad una realtà mutevole e mai univoca.
Masciarelli ama carezzare la materia, ma non si limita ad esaltarne bruniture e cromatismi, né a compiacersi delle forme armo-
nicamente compiute: egli ama coniugare le forme di geometrica perfezione - cerchi, ellissi, curve -, con la granularità, la diffor-
mità, il dinamismo continuo - talora drammatico - che possono cogliersi sotto la superficie. La capacità di vedere il mondo privo
di dualismi, la percezione dell'unità delle cose porta Masciarelli a vedere la realtà come unitaria anche quando sembra proporre
contrapposizioni fra interiorità ed esteriorità, tra forma e materia, fra staticità e dinamica. C'é che appartiene all'universo fisico e
percettivo - questo é il senso profondo delle opere plastiche di Masciarelli - fa parte della psiche, dell'interpretazione: soggetti-
vità ed oggettività si intersecano e si fondono per offrirci una "lettura" effettuata da una straordinaria sensibilità, una forte capa-
cità di penetrazione e di risonanza emotiva che, concretizzatesi nelle opere, sono in grado di coinvolgere attivamente il fruitore
dell'opera. Figurazioni frattali, tessiture d'ombra, dilatazioni volumetriche, immagini ectoplasmatiche, ora sporiformi, ora floreali,
si fondono in mirabile equilibrio con segni più "freddi", con simboli affidati all'immaginario collettivo, quasi a voler dire che imma-
ginazione e tecnica devono convivere e ricostituire un'unità perduta, ma irrinunciabile. Masciarelli è un autentico "homo faber"
che, attraverso una pluralità di tecniche, di segni, di materiali diversi riesce a riconciliare le apparenti antinomie del mondo, a
riconnettere i nodi dell' unicità mondo-uomo, a recuperare un equilibrio frantumato da una cultura eccessivamente unilaterale.
La ricerca dei cromatismi, l'accostamento di forme e materie diverse fanno capire quanto sia importante per l'artista dare conti-
nuità, coerenza interpretativa ed unità alla propria ricerca che, in ultima analisi, é quella di ciascuno di noi di fronte alla com-
plessità del vivere. Di fronte all'intervento demiurgico dello scultore il metallo perde la sua ori\-ginaria e refrattaria durezza per
farsi malleabile, plastico, in grado di assecondare l'estro creativo al punto di cogliere l'ineffabile, di rendere durevole ed esteti-
camente godibile ciò che appare sfuggevole, soggettivo ed indistinto. L'azione creativa di Masciarelli, attraverso un sicuro domi-
nio delle masse, un perfetto equlibro tra le forme, un sapiente bilanciamento di luci ed ombre, riesce a spazializzare le emozio-
ni, a dare evidenza tattile ed icasticit\'88 visiva ad impulsi che attraversano il profondo della coscienza, portandoli a vedere la
luce, a farsi cose e simboli di universale riferimento. Le opere di Masciarelli presentano sempre questo carattere di mappatura,
questa dimensione di segno" e di allusione ad altro, ad una dimensione più profonda che tende a sfuggire, ma che in sé coglie
(si osservi quel reliquiario poetico caratterizzato dal candore lunare e dal fiammeggia primigenio della luce che é "Notturno"):
nelle sue opere emerge il desiderio di restituire unità alle cose, di annodare e trasmutare le forme le une nelle altre come solo
sa fare un artista alchemico, demiurgo, che vuole penetrare i segreti della realtà e riconoscersi come parte di un ordine com-
plesso e mirabile.
Giovanni Santori

Scopo della manifestazione:
Con la Mostra di Scultura del maestro Clodoveo Masciarelli si "riapre" a Colli del Tronto una "porta" su di un'arte millenaria
dell'uomo. Colli ha quest'arte racchiusa nel suo ventre di terra (innumerevoli ritrovamenti di oggetti in metallo). Masciarelli ha
liberato il metallo "moderno" scegliendogli, con la sua arte, una forma. Come seguendo una visione onirica, possiamo attraver-
sare la mostra guardando l'antico uscire dal ventre della terra collese e fondersi nella modernità di Masciarelli. Questa iniziativa
apre l'impegno a non "richiudere" la porta ad un percorso di ricerca finalizzato a rendere "stabili" gli incontri con l'arte.mostra
dello scultore Clodoveo Masciarelli nel comune di Colli del Tronto.
Il Sindaco - Francesco Ficcadenti

Manifestazione sostenuta da: Centro Multimediale "La Sfinge Malaspina"; Comune di Colli Del Tronto;
Il Casale, hotel di Coilli del Tronto; Banca Picena Truentina, credito cooperativo, sede Acquaviva
Picena.
Documentazione della mostra: catalogo a colori con testo critico di Giovanni Santori.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis.
Recensioni: Il Resto del Carlino, Rai 3 Regionale.


ESPOSIZIONE DI GRAFICA ALL'ISTITUTO DI CULTURA GRECA IN STOCCOLMA
PER L'ANNO MONDIALE DELLA CULTURA 1998

Presentazione del libro "THOLOS" di Antonio Leporini.

Manifestazione è raffronto di cultura e realtà diverse tra Paesi Europei.
Sede della manifestazione
: Stoccolma, Casa della Cultura Greca in Stoccolma.
Manifestazione sostenuta da: Casa della Cultura Greca in Stoccolma. Centro Multimediale "La sfinge Malaspina"
Documentazione: inserita nel programma Culturale della Città di Stoccolma per l'anno
mondiale della Cultura 1998.
Documentazione fotografica: Marisa Marconi.
Ufficio stampa: Gia Giovanni.


VITTORIO AMADIO, L'ALCHIMISTA DEI LINGUAGGI DIVERSI
a cura di Giorgio Di Genova


A vederlo, così piccolo e con quel folto barbone, non si sospetterebbe minimamente l'energia che è contenuta in Vittorio
Amadio. In realtà questo piccolo grande uomo è una vera forza della natura, un esplosivo condensato di idee e di capacità
manuali, capacità sempre governate da un estro inesausto che lo porta a praticare con assoluta libertà ed estrema facilità lin-
guaggi diversi e diversificati.
Infatti ad Amadio il colore non basta. Per dar sfogo alla sua carica inventiva ed emotiva egli deve ricorrere per un verso anche
al disegno, in modo da imprimere sui fogli e sul legno o la pietra le trame della sua labirintica immaginazione, intrisa anche di
forti sostrati fiabeschi e di acrobazie metamorfiche dense di gaie e umorose soluzioni, al punto da non temere qualche slitta-
mento umoristico, e per l'altro verso deve affrontare il volume in modo da soddisfare gli imperativi della sua fisicità, la quale
appunto nella tattilità connessa al discorso plastico trova compimento.
Per tale ragione un solo registro espressivo non lo soddisfa, il che spiega il suo irrequieto nomadismo esecutivo che lo fa esse-
re al tempo stesso pittore, scultore, disegnatore e incisore. I linguaggi propri a tali discipline vengono da lui intercambiabilmente
utilizzati secondo un estro vario e variabile che dà luogo ad un cimento dell'invenzione in cui la specificità del medium espressi-
vo si esalta sia singolarmente, come accade prevalentemente nella pittura, sia con intrecci ed interconnessioni, com'è più mani-
festamente evidente nella scultura, le cui superfici lignee o petrose sono sempre scavate da segni incisi con un gesto che
ricompatta in un'unica soluzione il disegno e l'incisione.
Per meglio comprendere tale mobilità tecnico-espressiva, va chiarito che, per quanto attiene ai sostrati fondamentali, l'esube-
ranza temperamentale di Vittorio ha i suoi pilastri proprio nel segno e nel colore, mentre, per quanto attiene agli aspetti comple-
mentari, sono proprio la fisicità e l'alchimia delle misture a costituire gli ulteriori piani dell'edificio della sua creatività.
Su tali binari procede (anzi, in considerazione della sua vulcanica attività, sarebbe più esatto dire corre) il complesso e ricco
discorso di questo stregone delle tecniche espressive che risponde appunto al nome di Vittorio Amadio.
La sua natura di abile alchimista del segno e del colore si esprime al massimo grado in certe puntesecche a inchiostri colorati,
quelle per l'esattezza tramate da coaguli per lo più aformali, talvolta "illuminati" da una sorta di piccolo sole, che altrove si fa
pianeta a ribadire l'ingorgo cosmico del suo visionarismo neoinformale. Esse sono sempre orchestrate da cangiantismi che ren-
dono ciascuna calcografia cromaticamente diversa dalle altre di medesima struttura. In questi raffinati scenari tra natura e
cosmo, ora rettangolari ed ora quadrati e qualche volta circolari, non di rado accorpati a 4 (Stagioni, 1994), a 6 (Il tempo, 1994),
ma anche a 16 (Natura, 1994), a 25 (Lo scaffale del tempo, 1987) ed a 35 (Esaltazione della meccanicità, 1995), Amadio riesce
davvero ad ottenere un "rebis" estetico, in cui appunto il segno ed il colore si amalgamano felicemente ricompattando unitaria-
mente i due contrari. E' in questo tipo di puntesecche, qualche volta acquarellate (Ricordi, 1994), che Amadio esplicita appieno
il suo estro inventivo ed esecutivo.
Ma la sua attività di incisore ha, come ogni medaglia, un suo rovescio. Esso è costituito dalla sua vena portata al racconto, che
si esplica anche in libri e rotoli calcografici. La sua vena narrativa si avvale anche di pregnanti abbandoni automatistici che
danno risultati di complesso metamorfismo contenente zone modulari, anche squamate, contorni sfrangiati, conformazioni ame-
biche, profili grotteschi, organi paraviscerali con molteplici protuberanze, com'è nella puntasecca acquarellata Sogno di una
notte di mezza estate, eseguita nel 1989 e certamente la più significativa tra tutte quelle di simile tecnica qui presentate e dal-
l'artista scelte nell'ambito del suo cospicuo corpus calcografico, dove appunto convivono questi surrealisteggianti racconti para-
figurali con gli esiti di naturalismo neoinformale precedentemente citati.
Nell'un caso e nell'altro Amadio procede per associazioni segnico-morfologiche, accostandole e sovrapponendole, per quanto
riguarda il versante neoinformale, e facendole scaturire per partenogenesi l'una dall'altra nel versante parafigurale. Quest'ultimo
meglio rivela il procedimento labirintico dell'ideazione che affonda le sue radici nella prassi automatistica introdotta dal
Surrealismo (e non per caso talune puntesecche di tale versante somigliano a certi cadavres esquis, con la differenza della
modalità esecutiva, per cui esse non sono realizzate a più mani). Ora orizzontale (Genesi, 1991; Spazio ancestrale, Oceano,
1993) ed ora verticale (Mangia la prima mela, 1989, ed il coevo già citato Sogno di una notte di mezza estate; Viaggio con te
nello spazio, 1990), tale procedimento oscilla nel tempo, giungendo addirittura a quel diapason di ascensionalità raggiunto nel
'94 nei tre stretti e alti formati di A Imelde, A Angela ed A Antonella, che soprattutto nei primi due presentano esiti di felice
inventività e di più sapiente orchestrazione morfologico-metamorfica. E credo che andrebbe indagato in modo più approfondito
di quello che lo spazio qui non permette quanto Wols nel passato abbia suggestionato il nostro, il quale forse, ma sicuramente
in minor misura, non è rimasto insensibile a Tanguy e persino a Matta.
Una parallela duplicità di percorso espressivo si riscontra, oltre che nei disegni, ovviamente alquanto contigui alla produzione
calcografica, anche nella scultura.
Iconico ed aniconico si alternano anche nelle prove plastiche di Amadio, talvolta giocando a rimpiattino tra loro e spesso giun-
gendo fino alle punte estreme dell'organico e del simbolico.
Così nella vertiginosa serie delle Minisculture del 1998, accanto a motivi vegetali (Miniscultura 51) ed a motivi a conchiglia
(Miniscultura 34, Miniscultura 35, Miniscultura 53), ecco apparire forme simili alle zucche (Miniscultura 40), "pani" con facciate
anche a gruviera (Miniscultura 56), mappamondi esoterici (Miniscultura 54), sfere-pulcino con tanto di becco e occhi
(Miniscultura 44), certamente nate da quell'uovo cosmico che è Miniscultura 1 (titolo che non poteva essere più... originario),
ecco svilupparsi strutture a vite (Miniscultura 33, Miniscultura 47, Miniscultura 48) ed ecco accamparsi tondi radianti di diversa
morfologia e marcati da figurazioni incise sui due lati, il che li fa somigliare a ventri-contenitori né più né meno di come avviene
in certi fossili (Miniscultura 45, Miniscultura 46).
Tra questa folla di Minisculture troviamo anche delle teste dalle sembianze ora infantili (Miniscultura 52, che sul retro presenta
una sorta di mammella solare), ora arcaiche (Miniscultura 30, Miniscultura 55). Queste teste sembrano generate dalla fessura
vaginale, che attraversa la citata Miniscultura 1, inseminata da Miniscultura 11, Miniscultura 12, Miniscultura 19, vere e proprie
pietre falliche come attesta il cranio a forma di glande. Ed il fatto che tali opere siano state le prime della serie, come rivela la
numerazione, deve far riflettere sulla carica erotica che sta alla base dell'immaginazione di Amadio, il quale invera un topos


la natura dell'incisore propria di Amadio si esplica estrosamente, trapassando dai ghirigori continui sulla superficie allo scavo
più o meno accentuato, dall'affondo struttural-modulare fino alla soluzione dell'avvitamento, per non dire della scalpellatura atta
a creare volti umani barbuti. D'altronde tale natura, i cui fondamenti hanno, a mio parere, dato luogo anche agli argenti e allumi-
ni sbalzati che divengono vere e proprie trasformazioni delle lastre da incisione in bassorilievo, s'era in precedenza esercitata a
trasferire le configurazioni metamorfiche, strettamente imparentate con molte delle puntesecche già considerate, sulle superfici
dei totem lignei della serie Segni del tempo (1990-1996).
Ma Amadio è così impregnato del fascino insito al fare incisione che va ben al di là del trasferimento della "puntasecca" sul
legno. In Scultura 88, infatti, oltre alle contiguità delle consumate esperienze a sbalzo, certo ottenute per impressione di meda-
gliette a sbalzo sulla cera, nelle parti grezze è impositivamente esaltato il recupero della morsura. E difatti Scultura 88, similte-
sta parainformale, dal cranio polito e lucido e con occhi a sbalzo impresso, nella parte inferiore, quella per intenderci dove
dovrebbero essere le narici e la bocca, appare proprio come "morsa" dagli acidi, con una trovata plastica che rivela ancora e in
maggior misura, qualora ce ne fosse bisogno, il genuino e originale estro inventivo di questo versatile artista marchigiano.
Tale estro, tuttavia, raggiunge registri ben diversi ed in massima parte autonomi nella pittura.
In questo specifico espressivo Vittorio Amadio dà fondo al suo vulcanico temperamento con estrema libertà nell'ambito di un
discorso neoinformale piuttosto sfaccettato. Nei suoi acrilici su tela il gesto si amalgama alla tache, recuperando talvolta (ed è,
per esempio, il caso di Commutazione 991 del '97) effetti da monotipi già appalesati negli acrilici su carta (Commutazione 661,
1997).
La pittura costituisce il vero campo di battaglia dell'estro di Amadio.
Tele e fogli sono l'arena deputata in cui si accampano e divincolano i suoi sfoghi cromatici. Sfoghi ora orchestrati con ritmiche
più controllate, quasi per una ricerca di costruzione alla Soulages (Commutazione 131, Commutazione 132, 1998), non priva
tuttavia di interferenze cromatiche lontane dalla visione del citato pittore francese (Commutazione 124, Commutazione 133,
Commutazione 370), ora giustapposti per interlocuzioni di morfologie curve e sincopate (Prova di commutazione 129, Prova di
commutazione 130, Prova di commutazione 131, 1998), ora persino in un all over che riunisce diversi aspetti del suo lessico
neoinformale, costituito appunto da larghe bande, da svirgolature, da "fumi" cromatici, da sovrapposizioni, da pennellate brevi e
di superficie, da svaporizzazioni, da contorni smangiati, da sorta di fiamme di colore. E' in questo all over che Amadio estrinse-
ca appieno le tempeste pittoriche che s'agitano nel suo intimo, tempeste che, seppur talora non appaiono debitamente decan-
tate (è il caso di Prova di commutazione 71 del '98), meglio s'esplicitano in ulteriori prove dello stesso anno, com'è nella stac-
cionata, avvolta dalle fiamme del giallo e del rosso, di Prova di commutazione 133 e nella pirotecnica Prova di commutazione
132, qua e là attraversata da scie gialle e da tocchi verdi, o com'è nelle accensioni del giallo e del rosso contrappuntate dai neri
e blu di Prova di commutazione 70 e ancora nell'arco rosso che zampilla sul fondo giallo e combatte con l'aculeo blu che
incombe dall'alto di Prova di commutazione 61, giù giù fino alle prove più severe, tra cui occupa un posto di tutto rilievo la not-
turna Prova di commutazione 72.
Si controllino le date delle opere citate e delle numerosissime altre qui esposte e ci si avvedrà che esse appartengono per la
maggior parte al 1998.
Ciò dà la misura della furiosa vis creativa di questo folletto-artista di Ascoli Piceno, che saltella, agisce, produce e ospita, anche
espositivamente, altri artisti nelle numerose sale dello storico Palazzo Malaspina, dov'egli alberga tra rotoli di carta, diversi tor-
chi a stella e meccanici, molteplici mucchi di incisioni, sculture sue e di Marisa Marconi, sua compagna di arte e di vita, e qua-
dri, quadri e ancora quadri, nonché cataste di libri e cataloghi, parecchi dei quali editi da lui. Si capirà, allora, che non ho esage-
rato affatto nell'aver all'inizio definito Amadio una forza della natura.
Della natura anche artistica, ovviamente.
Giorgio Di Genova

Sede della manifestazione: Roma, galleria" L'Agostiniana".
Patrocinio: Regione Lazio, Assessorato Turismo e allo sport; Comune di Roma, Assessorato alla
Cultura: Circoscrizione 1^; Provincia di Ascoli Piceno; Comune di Colli del Tronto.
Manifestazione sostenuta da: Comune di Colli del Tronto; Editoriale ECO di San Gabriele; Provincia di
Ascoli Piceno.
Documentazione: catalogo a colori, manifesti, inviti.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis, Mary Amadio.
Ufficio stampa: Romoli Andrea;.
Recensioni : quotidiani,periodici,riviste d'arte, emittenti televisioni nazionali, emittenti televisive local (Lazio e Marche), emittenti radfifoniche
nazionali, emittenti radifoniche locali.


- VITTORIO AMADIO, ALBERT CASALS, MARISA MARCONI, JOAQUIM PUJOL GRAU.
Testo di Leo Strozzieri.

Segno, materia, gesto ed altro ancora.
Esemplare la ricerca dei quattro artisti espositori nel prestigioso Archivio di Stato di Pescara: per la temeraria disponibilità lin
  -
guistica con la quale annunciano innovazioni che non siano sequenza preordinata delle neoavanguardie, ma anche e soprattut -
to per la dedizione incondizionata ad una contemporaneità mirata all'evento futuro, ovvero per la straordinaria partitura profeti -
ca, a cui ogni operatore estetico deve mirare, pena l'involuzione del suo messaggio artistico.
In mostra abbiamo due linee di ricerca, quella italiana egregiamente rappresentata da due presenze di rilievo come Vittorio
Amadio e Marisa Marconi e quella spagnola con Pujol Grau Joaquim ed Albert Casals. Labile il confine che differenzia le espe -
rienze proposte, in virtù del riflesso di una vocazione globalizzante nel campo delle arti visive, così come in ogni altro settore.
Nè va ignorata la comune appartenenza a quella solarità mediterranea e neolatina, che va intuita come codice istintivo di ogni
poetica. Eppure esistono specificità nei testi.
Da un lato Amadio nella sua avveniristica e rivoluzionaria concezione del tempo, identifica con la liturgia del colore il post-
moderno, così come Marconi adotta una metodologia reinterpretativa della storia, al fine di avanzare ipotesi probanti per una
società ancora in fase progettuale. Comune ai due artisti italiani è dunque la perentorietà di un pensiero evoluzionistico, che
assume pertanto un vago sapore concettuale.
Pujol Grau dal canto suo, anzichè avanzare la pretesa profetica, preferisce affermarsi come interprete autorevole della
realtà/materia, il cui tratto costante è l'energia, che riesce sovente a colonizzare anche l'immagine, in alcune opere persistente
in forma larvale. Se dunque la linea direttrice per Amadio e Marconi era orizzontale, in Grau diventa verticale, come scavo
implacabile in profondità, con il bisogno di vincere la resistenza della superficie/apparenza e così approdare all'essenza. Sulla
stessa lunghezza d'onda mi sembra si orienti Albert Casals, che allo scandaglio della realtà/materia dà un suggestivo program -
ma psicoanalitico. In tal modo fornire definizioni alla materia, equivale ad autodefinirsi, riducendo quello scarto tra l'uomo e la
materia appunto, su cui faceva perno tutta la filosofia classica.
In Casals c'è un vitale sapore onirico ed una spinta forza provocatoria allorchè quasi per gioco di prestigio i suoi segni, i gesti in
rapida successione tracciano sottili e stilizzate forme totemiche.
A proposito di segnismo e gestualità, ove si eccettui l'opera di Marisa Marconi che si colloca sul versante ermeneutico, interpre -
tativo del reale (di qui il rifiuto dell'orgia per una pacatezza esecutiva espressa con eleganza e notevolissimo afflato lirico),
Amadio, Grau e Casals si muovono entro ben precise coordinate, che vanno dai riferimenti visivi del muralismo e del graffitismo
metropolitano all'attenta meditazione di esperienze parallele come possono essere quelle di un Tàpies o di un Fautier, o - per
riferirci ad artisti italiani - di un Burri e dello stesso Scialoja.
Ciò che nell'economia referenziale rende autonomi ed originali rispetto ai suddetti maestri dell'informale i tre artisti di questa
mostra, è la quantità e la qualità diversa di sollecitazioni rispetto a quei modelli: si pensi ad esempio alla specificità massmedia -
le propria dell'opera di Amadio, ovvero a quel mantenersi aperto al perimetro dell'informatica e della grammatica pubblicitaria,
che si rinnova prodigiosamente di giorno in giorno. Ed ancora si pensi, sempre in chiave pubblicitaria, al fenomeno dell'intermit -
tenza, sottinteso in quel proporsi e celarsi dell'icona dalle tessiture segniche della materia in Pujol Grau e Casals.

Sede della manifestazione: Archivio di Stato, Pescara.
Patrocinio: Regione Marche.
Organizzazione: Centro Multimediale "La sfinge Malaspina".
Documentazione: da programma dell'Archivio di Stato di Pescara.Catalogo a colori edito
dalla "Sfinge Malaspina". Manifesti ed inviti.
Documentazione fotografica e videocassetta: Marisa Marconi.
Ufficio stampa: Chiara Strozzieri.


-GAD GRUPPO ANICONISMO DIALETTICO
- W. Coccetta, A. Di Girolamo, R. Eusebi, G. Leto.
a cura di Giorgio Di Genova.

IL NUOVO QUARTETTO DEGLI ANICONICO-DIALETTICI
Il secolo che sta per finire e che conclude il secondo millennio dell'era cristiana è stato fondamentale per il rinnovamento della
concezione dell'arte, che ci era stata consegnata dall'Ottocento. Infatti all'inizio del XX secolo pittura e scultura erano ancora
fortemente condizionate dalla presenza dell'immagine, che, anche quando non era copia pedissequa del vero, e mi riferisco
all'Impressionismo, al Post-Impressionismo, al Simbolismo ed al Divisionismo, manteneva ben salde le sue roccaforti. Solo con
talune rivoluzionarie avanguardie del '900 (Astrattismo, Dadaismo, Costruttivismo, Concretismo) l'ancillarità della pittura e della
scultura dalla natura e dalla realtà è cominciata ad entrare in crisi, fino alla conquista della totale libertà dai condizionamenti
determinati dall'immagine, conquista che soprattutto con l'Astrattismo, nato sotto diversi cieli dall'Espressionismo, dal
Simbolismo, dal Cubismo e dal Cubo-Futurismo, ha finalmente emancipato la pittura e la scultura dall'obbligo dell'immagine, in
altre parole dalla rappresentazione iconica, facendo entrare in crisi la stessa terminologia storico-critica, per cui quelle che
erano prima dette arti figurative sono diventate arti visive, in quanto un'opera astratta, cioè un'opera senza immagine (=aniconi -
ca), o se si preferisce senza figure, mal sopportava la definizione di arte figurativa.
La grande rivoluzione del secolo che si sta concludendo è senza dubbio, nel campo dell'arte, questa conquista dell'aniconismo.
Ciò ha restituito piena libertà al linguaggio della pittura e della scultura, contribuendo anche a sollecitare quella onnivoracità di
media espressivi che, a partire dal 1912, anno in cui Boccioni ha stilato il Manifesto tecnico della scultura futurista, caratterizza
l'arte contemporanea, che non è più fatta con i colori su tela o tavola, per quanto attiene alla pittura, o con legno, bronzo e
marmo, per quanto attiene alla scultura, ma con ogni materiale utile a meglio esprimere ciò che l'artista sente (piume, bancono -
te, barattoli, ruote di bicicletta, scolabottiglie, catrame, sacchi, plastiche, ferri, sassi, buchi o tagli della tela, manifesti staccati,
panini imbiancati, sabbia, ovatta, gommapiuma, fondi di caffè, carta, chiodi, vetro, cemento, plexiglas, paglia di ferro, motori
elettrici, tubi di neon, involucri gonfiabili, grasso, ecc. ecc.), e spesso in una commistione di elementi che va sotto la denomina -
zione di assemblage, quando riguarda la scultura, di tecnica mista, quando riguarda la pittura, nonché di pittoscultura, quando
coniuga pittura e scultura in un unico lavoro.
Insomma le nozioni estetiche affermatesi in secoli e secoli sono state messe in crisi irreversibile dalle rivoluzioni linguistiche e
tecniche del '900, tanto che spesso non è più possibile definire molti lavori come opere di pittura o di scultura.
E' con questo bagaglio che ci accingiamo a varcare la soglia che ci introduce nel terzo millennio. Bagaglio, direi, più consono
alla nuova era del sempre maggiore e globalizzante dominio della tecnologia e dell'elettronica. Si può dire che il mondo è
diventato più piccolo (un villaggio globale, avrebbe detto Mc Luhan), ma ciò non ha distrutto (ancora) la creatività individuale,
anzi l'ha arricchita di nuove possibilità.
La più straordinaria è appunto quella di poter fare arte con la più assoluta libertà, rivitalizzando gli elementi utilizzati nelle loro
specificità più assoluta, per cui un segno vale come segno, un fitto insieme di svirgolature cromatiche o bicromatiche vale come
tessitura pittorica, un grumo di colore vale come materia cromatica, un 1 vale come emblema dell'individuo, una X vale come
negazione della violenza, un "cratere" nella stesura materica vale come accento plastico-pittorico, un'incrostazione monocro
  -
matica vale come momento di gioia o di tristezza, un rotolino di carta vale come struttura cromo-plastica, una somma di tali
rotolini vale a creare orizzonti di una sorta di cartacei, geologia o paesaggi dell'Altrove.
Ecco, proprio queste sono le componenti con cui si esprimono il milanese, ormai umbro d'elezione, Walter Coccetta, il napole
  -
tano Antonio Di Girolamo, il marchigiano Renzo Eusebi, giramondo ed ora lombardo d'adozione, ed il siciliano Giovanni Leto ,
artisti vive poggia attualmente il Gruppo Aniconismo Dialettico (GAD). Tutt'e quattro condividono solo l'opzione della rinuncia
all'immagine e alla figura, perchè nelle loro declinazioni del verbo aniconico ognuno si serve di un lessico personalissimo, che è
appunto dialetticamente contrapposto e collaterale a quello degli altri, pur appartenendo la maggior parte di essi alle istanze
neoinformali dall'Ottanta diffusesi ed affermatesi.
Infatti nel GAD convivono neosegnismo e materismo, con qualche tentazione neodada. E se Di Girolamo suona le sue "musi
  -
che" visive nell'ambito delle fitte tramature segnico-gestuali, Coccetta ed Eusebi procedono sul versante del materismo, nel
magma del quale tuttavia il secondo fino ad un paio d'anni fa inzuppava panni anche intimi, mentre Leto, l'ultimo acquisto del
GAD, si sbizzarrisce nel suo materismo oggettualizzato, che ha tolto la carta dal limbo del collage per elevarla, con esiti di forte
pregnanza sia evocativa che poetica, al territorio dell'altorilevo, territorio che anche Coccetta da pochi mesi ha cominciato a
sondare, per arricchire di nuovi esiti e spessori (è il caso di dire) la sua ricerca.
(Giorgio Di Genova)


Appartengono al versante aniconico dell'Arte Contemporanea e, pur operando autonomamente dal punto di vista espressivo e
contenutistico, rivelano una stessa finalità d'intenti, quella cioè di mostrare un elevato impegno, fiduciosi nel confronto dialetti-
co, pur conservando l'istinto che li spinge costantemente verso una ricerca personalissima e quindi ben distinta.
E' pertanto da tali presupposti che gli artisti, si sono riuniti formando un gruppo che, su proposta di Giorgio Di Genova, hanno
chiamato Gruppo Aniconismo Dialettico, costituitosi ufficialmente a Bologna il 27 gennaio 1997 in occasione dell'Arte Fiera.
Ricerca personale ed affermato impegno sono dunque i due cardini su cui poggia la loro attività costituita in prevalenza da
espressioni aniconiche ben differenti l'una dall'altra che possiamo definire neoinformali. Un linguaggio, arricchito da lunghi anni
di lavoro e ricerca continua, in sintonia con il programma previsto per la Palazzina Azzurra. Acrilici, vinilici, oli, tecniche miste su
tela, acrilico su acciaio sono alcune delle molteplici variazioni tecniche comunemente sperimentate dagli artisti che incontrere-
mo in questa mostra.
Per tutto ciò, la commissione di esperti della Palazzina Azzurra, privilegiando sempre gli artisti che si propongono all'intento di
un progetto Culturale, ha prontamente proposto all'attenzione della città, ma non solo, il G.A.D..
Da parte mia, a nome dell'Amministrazione Comunale, porgo un particolare augurio agli artisti in mostra per la riuscita.
(L'Assessore Cultura, Sport, Pubblica Istruzione Paolo Virgili)



Sede della manifestazione: Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tronto.
Patrocinio: Regione Marche. Assessorato alla Cultura Comune di San Benedetto
Del Tronto. Centro Multimediale "La sfinge Malaspina".
Organizzazione: "La sfinge Malaspina".
Documentazione: manifesto dei programmi delle Attività dell'Assessorato alla Cultura del Comune di San
Benedetto Del Tronto. Catalogo a colori edito dalla "Sfinge Malaspina". Manifesti ed inviti.
Documentazione fotografica: Daniele De Vincentis.
Recensioni : Rai 3 Regionale. Il Resto Del Carlino. Il Messaggero.

____________________________________________

All'ombra della luce

Daniel Bunovsky

**************************************************************************

Foto d'autore

rassegna dal 24 febbraio al 24 marzo 2007

**********************************************************************

18 dicembre 2005 - 8 gennaio 2006

EMANUELE PANDOLFINI
dipinti e disegni

IMMAGINI DI ALCUNI MOMENTI DELL'INAUGURAZIONE

*********************************************************************

19 Novembre/4 dicembre 2005

ERALDO ZECCHINI
mostra di pittura, disegni e grafiche

**********************************************************************

24 settembre - 9 ottobre 2005

ALBERT CASALS & JAQUIM PUJOL GRAU

opere pittoriche

ALCUNI MOMENTI DELL'INAUGURAZIONE

***********************************************************************

21 giugno 2005

Arte Contemporanea Slovacca

mostra collettiva di pittura

IN OCCASIONE DELLA SOLENNE INAUGURAZIONE
DELLA SEDE CONSOLARE SLOVACCA AD ASCOLI PICENO

interventi dell'Ambasciatore e del rappresentante della Cultura della repubblica Slovacca

************************************************************************

ASTA DI BENEFICENZA
raccolta fondi a favore dell'A.I.S.M
.

dal 7 al 14 maggio 2005 ore 18
esposizione delle opere donate dagli artisti presso la
GALLERIA LA SFINGE

domenica 15 maggio ore 15,30
asta presso la
SALA DEI SAVI - PALAZZO DEI CAPITANI
Banditore d'asta prof. Salvatore Santuccio
Ascoli Piceno

**********************************************************

*

*ANNA DONATI

*

* GIORGIO DE CHIRICO opere grafiche


Edizioni d'arte: "La Sfinge Malaspina":


- Eidos, testo di Giovanni Santori.
- Lunare, poesie di Lea Ferranti.
- L'Etranger di Zwald.
- Cristina di Svezia, testo di Lea Ferranti.
- I nemici della fede, testo di Giovanni Santori.
- La ventesima eclisse, testo di Giovanni Santori.
- Miraggi, poesie di Giovanni Santori.
- Amadio-opere calcografiche, testo di Carlo Melloni.
- Profilo d'artista, a cura di Carlo Melloni.
- Antonio Fomez, grafica multipla dal 1959 al 1995-a cura di Carlo Melloni.
- Mastroianni.
- Mastroianni Vento Furente.
Con uno scritto di Libero De Libero. Introduzione di Leo Strozzieri.
- Il secolo di Mastroianni. La vita di Mastroianni raccontata attraverso immagini fotografiche e suoi pensieri; introduzione di
Raffaella Del Puglia.
- Rocche e castelli dell'ascolano. di Bernardo Carfagna.. Testo introduttivo di Stefano Papetti.
- Arte e psicologia LA STENDECHINA,
archetipo figurale ascolano della paura nella interpretazione artistica moderna.
A cura di Carlo Melloni.
- Petromilli, testi di Toni Toniato e Carlo Melloni.
- Betty Jesús Seminario Coello.
- Le voci della sfinge, forme eterogenee all'unisono
- a cura di Mauro Raponi.
- Amadio, a cura Carlo Melloni.
- Quintetto d'arte, a cura di Giorgio Di Genova.
- Salvatore Emblema.
- Il Prometeo,
a cura di Giorgio Di Genova, e Carlo Melloni.
- Armonia und Rebellion, Zeichen der Gegenwart, con testi di Carlo Melloni e lorenzo Bonini.
- Con Cristo Verso l'anno 2000, testo Mons. Baldassarre Riccitelli.
- Rumuage a cura di Carlo Melloni
- Marisa Marconi.
- Estro e sregolatezza
a cura di carlo Melloni
- Vittorio Amadio, a cura di Joan-Lluís Montané.
- La ruta del torbellino, a cura di Joan-Lluís Montané.
- La tessitura della materia, a cura di Joan-Lluís Montané.
- Le forme del vento a cura di Carlo Melloni
- Clodoveo Masciarelli, testo di Giovanni Santori.
- Vittorio Amadio, l'alchimista dei linguaggi diversi- a cura di Giorgio di Genova.
- Altri Gridi, poesie di Luciano Roncalli , prefazione di Giovanni Santori.
- Gottardo Ciapanna-dipinti 1978-1998, a cura di Carlo Melloni.
- Vittorio Amadio-Albert Casals-Marisa Marconi-Joaquim Pujol Grau- Segno, materia, gesto ed altro ancora. a cura di Leo
Strozzieri.
- C OLLANA LIBELLUS I^
-"Libellus pictographicus", Salvatore Di Bartolomeo.
- C OLLANA LIBELLUS II^
"Libellus fabula signi", Salvatore Di Bartolomeo.
- C OLLANA ARTE RACCONTI-1
Le avventure degli spiriti, testo di Leo Strozzieri.
- C OLLANA ARTE RACCONTI-2
Le tenerezze protettive del bosco, testo di Leo Strozzieri.
- Vittorio Amadio, Albert Casals, Marisa Marconi, Joaquim Pujol Grau, testo di Leo Strozzieri.
- Gad Gruppo Aniconismo Dialettico- W. Coccetta, A. Di Girolamo, R. Eusebi, G. Leto. a cura di Giorgio Di Genova.
- Persone, a cura di di Carlo Melloni.



In via di realizzazione:
- Gestazione,
testo di Daniele De Vincentis.
- La festa dell'elezione, testo di Andrea Romoli.


PREMIO LA SFINGE D'ORO

- 1997 MEDAGLIA "LA SFINGE D'ORO" 1º PREMIO ALLA MANIFESTAZIONE DEL COMUNE DI
COLLI DEL TRONTO AL PREMIO TRONTO DI POESIA.

- MEDAGLIA "LA SFINGE D'ORO" 1º PREMIO PER IL CONCORSO DI PITTURA, SVOLTOSI A
CASTEL TROSINO, ORGANIZZATO DALL'A.P.T.DI ASCOLI PICENO.

- 1998 MEDAGLIA "LA SFINGE D'ORO" 1º PREMIO ALLA MANIFESTAZIONE DEL COMUNE DI
COLLI DEL TRONTO AL PREMIO TRONTO DI POESIA.

- 1999 MEDAGLIA "LA SFINGE D'ORO" 1º PREMIO ALLA MANIFESTAZIONE DEL COMUNE DI
COLLI DEL TRONTO AL PREMIO TRONTO DI POESIA.

home