Collana "Arte Racconti" |
GESTAZIONE
disegni di
Vittorio Amadio
testo di Daniele De Vincentis
Così definisco le notti quando vengono riempite dal sonno. Ogni mattina, svegliarsi è come nascere. Capite ora perchè ci viene da piangere? In fondo cosa sarebbe la vita senza i sogni? Il risveglio dal magico mondo dei sogni interrompe quel senso di benessere ineffabile, paragonabile alle condizioni fetali che ognuno conserva nel proprio piccolo scrigno... Senza saperlo. Le nostre palpebre si trasformano, da un sipario di incantevoli sorprese ad una diga fatiscente: appena gli occhi percorrono il mondo del reale, in una frazione di secondo, noi siamo lì, congelati, avvolti da un'insolita tristezza, mentre il cervello comincia ad urlare e a scalpitare, come un cavallo pazzo, gridando: "Ti prego, fammi sognare! Ehi! Toc toc, sei lì? Ahaa, ahaa!" Ma noi lo sotterriamo con un colpetto di tosse e via, partiamo spediti come una tangente verso... Il mondo dei non sogni, dove tutto procede con monotonia. Ma un | |
mattino non mi svegliai. |
Fu così che decisi di
sognare:
attaccando un'elica al mio
cervello,
per renderlo più libero,
per farlo più bello.
Lo supplicai di volare e mi
ascoltò.
Partì spedito verso gli eccessi ed io mi
ritrovai a viaggiare con lui, come se
fossimo fratelli siamesi, uniti però da
una sorta di mongolfiera alata, con un motorino al posto del... Ci siamo capiti! Lui era quello
con la cresta rossa. Non
c'erano regole, ma solo lui poteva
condurre quella specie di navetta, forse
perchè aveva la cresta.
Mi ero prefissato di tacere per degustare
meglio quelle pietanze fantastiche.
Che esperienza! La mente mi
trasportava, come fosse un cicerone, nel
mondo della fantasia ed io ero lì, nel
marsupio, a navigare giocando.
Si sa che i ciceroni parlano troppo
e prima o poi finisce il loro
itinerario, allora decisi di
staccarmi per trotterellare da solo.
Ero però inesperto di navigazione.
Infatti, andai contro un tipo
strano, più alto di me, che, pur
non dicendo niente, riuscì a farmi
vergognare. Diventai tutto rosso
ed egli esclamò:"Pensavi che
fosse facile sognare?" Risposi di
sì e ripartii a tutta birra.
Mi ritrovai su di un aeroplano a
forma di proboscide, con
un'elica al contrario, a volare fra
gli uccelli.
Come inizio non c'è male:
prima sbatto la testa contro uno
che si crede Dio, poi mi ritrovo
a precipitare!
Volevo almeno una speranza.
Allora mi nacque un fiore dal
cuore, lo raccolsi, ed uno
scenario marino si aprì difronte
a me.
C'erano anche due simpaticoni, che non
parlavano mai. Quando mi accorsi che non
respiravo più, cominciai ad aver paura.
Ci voleva un pò di tempo per abituarsi al
fantastico. Presi coscienza del fatto che dovevo
dimenticare i nessi logici con la realtà: dovevo
tornare bambino! Infatti cominciai a sviluppare
dei poteri che non definisco magici, perchè la
magia non esiste. Erano poteri collegati alla
volontà ed alla creatività.
Più ero in armonia con me stesso e più riuscivo a fare tutto ciò che pensavo. Infatti la paura, che non è prospera per la fantasia, mi stava facendo affogare, ma è bastato farmi piacere ciò che mi circondava, per tranquillizzarmi e sentirmi un pesce. Fui attratto dal fondale e mi ci precipitai, conficcandomi nella sabbia. C'era la Paura: era nera, grigia e mi fissava con aria di sfida. Aveva una strana arma con un pungiglione blu. Non sapevo cosa fare, allora mi inventai un microfono e Le cantai una canzone muta, cioè le parole si materializzavano, perchè, sinceramente, a parlare dal vivo avevo un pò paura. Lei mi rispose: "Se non mi vuoi nel tuo mondo, puoi trasformarmi in ogni cosa, a tuo piacere! In fondo anche la Paura serve a qualcosa!" |
Accolsi il consiglio e
convertii la paura in un
quadro, anch'esso un pò
nero. Il pungiglione lo
tramutai in una luna e mi
addentrai in essa.
C'era uno strano essere giallo che parlava
veloce. Io ero diventato blu e mi era anche
spuntata un'aureola. Forse perchè avevo
fatto qualcosa di buono?
Quell'essere giallo era originariamente il
pungiglione della Paura e ancora non mi
piaceva tanto. Provai a dirLe qualcosa:
"Ciao!"
Anzichè rispondere, saltellava verso me,
indicandomi le sue parole. Io non lo
capivo e lo invitavo a tradurre. Allora Lei
cominciò: "Gnam, gnam, gnam" Ed io :
"Come gnam gnam?" Quel lunatico
pungiglione cominciò a mordermi,
inghiottendo i miei pezzetti blu.
Questo quadro non è un gran che: prima
trasformo la Paura in qualcosa di meglio,
poi Lei trasforma me in colazione!
Non era il caso di restare lì.
Così me ne andai entrando
nel quadro. Visto che
dall'interno era degli stessi
colori, ma con tutte cascate
e raggi gamma neri. C'era
scritto: vietato uscire!
Volsi lo sguardo in basso e c'era
anche il signor pungiglione con un
altro tipo, che era stato appena
morso. Forse volevano uscire anche
loro? In quel momento mi sentivo
redentore e gridai:"Vi faccio uscire
io!" Via verso il basso in picchiata ma
un certo punto...
"Bum": "Cosa c'è?
Ho urtato un altro
quadro! Ehi!
Questo quadro non
è mio! Mi sembra
un alveare arrostito!
Accidenti, vuoi
vedere che sono in
trappola?"
Ero sospeso in aria, a meditare sul da farsi; la mia
elica verde era ansiosa di partire e le ali
sbattevano ininterrottamente.
Tutti sembravano avere una destinazione, tranne
me.
All'improvviso sbucò un "mongolfiero" nero con
due facce, da presuntuoso. Mi presentai: "Ehi,
macigno, hai problemi?" Lui rispose: "Sì, le tue
fantasie stanno interferendo con le mie, vai a
creare da un'altra parte!" Non avevo affatto
intenzione di mettere i miei piedi sulle orme di
quel grossone puzzolente! Purtroppo sono stato
imprudente. La mente umana, per quanto possa
essere elastica, riserva molti scherzi e
complessità.
Nel mio intento di volare avevo usato la ragione
ed avevo sbagliato. Quando ho sconfitto la Paura,
mi sono sentito troppo sicuro, ed ora sono chiuso
in me stesso. Se questo mondo è la mia
immaginazione, vuol dire che sono prigioniero di
me stesso. Sbagliando s'impara,per fortuna!
Ma dovevo uscire
da questa trappola!
C'era un altro
muro:ostacolo
anch'esso?Era a
forma di
pallone,rosso, allora
mi buttai di testa.
Mentre stavo per
partire,venni fulminato
da un'immagine.Ero
io,ma di colore
viola.Quel tizio che mi
somigliava era davvero
arrabbiato!Mi
sgridò:"Ancora non hai
imparato la lezione?Non
devi pensare!Non devi
fare il passo più lungo
della gamba!Devi
"sentire" se vuoi uscire".
Dopo queste sagge parole
scomparve e cosa
apparve?Un altro
quadro.Che nervi!C'erano
tutti cerchi
concentrici,che
sembravano prendersi
gioco di me.
Uffa!Impreco .Grrr!
Ero nero di rabbia;
strappai tutto ciò
che avevo fatto
!Presi a calci i miei
pensieri,quando ad
un certo punto....
si aprì una porta rossa
radiale,
ardente.Quell'uscita
era per me, ne sono
tutt'ora sicuro.
Appena travalicai l'incubo,come per incantesimo,mi trovai a sfarfallare con una graziosa compagna Rosa. Era stupenda, profumata,e se sapeste che vocina! Allora si che ero contento! Trascorsi molto tempo con Lei , senza mai parlare: i nostri sentimenti uscivano fuori come pensieri e ci danzavano intorno. Non occorreva altro per essere felici. Neanche una parola! Nella mia piccola odissea mentale, sentii il bisogno di proseguire. Salutai la signorina Rosa. Ad essere sincero il distacco da lei mi provocò | |
una visione oscura. |
La mia tristezza si era
trasformata in un quadro
angosciante, di tetra
contemplazione. Avrei
voluto ripartire subito, ma
dove?
Non é facile! Cosa si può
chiedere al mondo
dell'irreale se non il
contrario del reale?
Trasfigurare il
paesaggio
circostante come
nessuno può
immaginare,
passeggiare in riva al
mare, cantare
,gridare,
schiamazzare,
trasformare la
luna lassù in due
cari amici che
non ci sono più;
intervistare il
microbo più grande
dell'universo che è
già difronte a me: lo
invito a parlare, lo
faccio volare, ma
cosa risponde:"Le
dimensioni non
contano!"Al
termine di tale
rivelazione rimasi
zittito;
Queste parole
mi portarono
scompiglio.
tutto si era
oscurato intorno a
me, e si faceva
notte.
Allora
dipinsi la
notte
Provavo vergogna di me stesso, in
quanto riconfermavo per l'ennesima
volta l'incapacità di essere
bambino.Ripetevo continuamente la
parola "vergogna" ,che rimbombava nel
mio essere rammaricato, anche se
sapevo che tutte queste esperienze
contribuivano ad un'ulteriore espansione
della mia conoscenza. Cominciava ad
essermi chiaro il perchè delle
incomprensioni e delle conflittualità che
la terra partoriva.
Nessuno ha stima del patrimonio che
possiede nella propria mente!
Facilmente ci si invaghisce di potere e di
falsi ideali, dimenticando che il
pensiero, la tolleranza e la
comprensione, determinano ricchezza,
cultura e felicità.
I quadri, che sorgevano davanti
ai miei occhi, cominciavano ad
essere frutto della mia fantasia.
Pur conservando la condizione
di bambino, attribuivo alle
linee ed ai colori non solo
giocosità ma anche dei
significati.
Il mio viaggio nella mente si
era evoluto, delineando in me i
caratteri del missionario.
A volte raccoglievo delle pietre
colorate e, volgendo lo sguardo
al cielo, lasciavo scorrere la
mano .
Un giorno , senza
premeditarlo,
rappresentai una
madre triste, curva
sul collo, con il
proprio figlio che si
affacciava dalla sua
schiena .
Non ho intenzione
di descrivere questa
immagine perchè
solo la visione ed il
silenzio ne
potrebbero rivelare
le intenzioni.
Forse era venuto il
giorno di collegare il
fantastico con il
mondo del reale.
Avevo costruito un
pallone con una parte
di me ed ero dotato di
un'elica e di un
messaggio per gli
uomini;
l'ho avviato verso la
terra attraverso un
corridoio
prospettico
quadrato!
Il messaggio fu
proficuo per un uomo
viola, che stava per
essere "scaraventato"
da un altro signore con
la divisa blu.
Non so se il messaggio
inviato a quegli uomini
fosse veramente
efficacie, ma la visione
di un' ingiustizia turbava
la mia creatività , al
punto di farmi riempire
la tela con tonalità
fredde , sterili di
ottimismo, ma sempre
fornite di speranza,
perchè un giorno le cose
potessero cambiare.
Vedevo gli uomini come dei
pipistrelli appesi agli alberi da
frutta: incapaci di raccogliere,
incapaci di vedere la luce.
"Io credo di contare: nel mio mondo sono
sovrano e come tale mi dovrò comportare.
Sono seduto su di un trono, ho un lungo
mantello e sono obbedito solo da me
stesso. La parte più debole di me è una
stecca gialla, ammutolita, che mi vuole
servire."
"Quale parte di me sei , tu che ascolti?"
"Sono la tua prudenza."
Ed io "Ma quale prudenza? Dove sono gli
altri miei sudditi?"
Lei rispose :"Non ci sono, in questo
mondo ognuno è padrone di se stesso; qui
non siamo sulla terra, questa è la mente e
non si può barare!"
e scaraventai in essa la
mia mongolfiera
portamessaggi, per
bombardarne tutti i lati
oscuri.
Il mondo era pieno di
esplosioni e di colori.
Ora che posso fare?
Resto impalato a
guardare?
Mi catapulto
anche io!
Mentre precipito,
subisco un cambio di
dimensione: muta il
colore, varia la forma,
divento verde,
mi sdoppio, mi
faccio in tre,
scompaio,
rallento, medito,
mi fermo!
Sono invisibile!
Qui non c'è
niente!
forse ho tirato
troppe bombe?
Ma è soltanto un
gioco!
Scherzo.